L’inchiesta ha ormai ricostruito nei dettagli quanto accadde, in Alta Leventina, la notte del 14 novembre scorso, quando il Consigliere di Stato Norman Gobbi rimase coinvolto in un incidente stradale. Fu lui ad avvisare la polizia. Non vedendo arrivare la pattuglia, la chiamò addirittura due volte. Poi – ha accertato l’analisi dei tabulati telefonici – non contattò più nessuno, rimettendosi alle disposizioni impartite dagli agenti.
Non fu Gobbi a chiedere il “probatorio”
Il primo test dell’alcol a cui fu sottoposto (il “precursore”) rilevò un tasso leggermente superiore al consentito. Ma sul display dell’apparecchio apparve la scritta, fotografata e messa agli atti: “calibrazione scaduta”. Per questo motivo venne eseguito il secondo test (il “probatorio”), dal quale emerse un valore al di sotto del limite. Non lo chiese Gobbi, come si è sempre pensato, ma lo volle la polizia.
Accertata la tempistica
L’ordine fu deciso, nel corso di una telefonata, dalle tre persone ora sotto inchiesta per abuso di autorità e favoreggiamento: l’ufficiale di picchetto (difeso da Elio Brunetti), un quadro della gendarmeria (patrocinato da Maria Galliani) e un capogruppo (rappresentato da Roy Bay). Dopo quella chiamata l’ufficiale non ebbe più contatti telefonici. Gli altri due poliziotti partirono alla volta di Camorino per prendere il macchinario e portarlo ad Airolo. Secondo i dati forniti dal sistema gps dell’auto, la tratta fu percorsa in 35 minuti. Un tempo assolutamente normale.
Un ritardo spiegabile?
Il test venne effettuato però poco dopo le due ore previste dal momento dell’incidente. Termine oltre il quale occorre procedere con l’esame del sangue. Ma anche qui, il ritardo di cinque minuti sarebbe spiegabile: sia con il margine d’errore legato all’orario esatto dell’incidente, sia con il grado di precisione (non impeccabile) dell’orologio dell’apparecchio.
La tesi dei poliziotti
E comunque – sostengono le difese – era talmente esiguo da rendere sproporzionato l’esame del sangue, che si sarebbe dovuto tenere all’ospedale di Bellinzona. Quando si sfora di così poco e ci si trova in luoghi discosti, si può prescinderne; proprio come si è fatto in altri casi. Per gli imputati, insomma, Gobbi non avrebbe ricevuto trattamenti di favore.
Nei confronti dell’ufficiale di picchetto si profila un decreto d’abbandono. Più aperta la posizione degli altri due indagati. L’inchiesta – come detto – è in dirittura d’arrivo, e a breve il procuratore generale Andrea Pagani emetterà le sue decisioni.
SEIDISERA del 05.05.2024: il servizio di Francesco Lepori
RSI Info 05.05.2024, 17:30
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