Un delitto pianificato nei minimi dettagli. Dall’atto d’accusa emergono nuovi particolari sull’assassinio avvenuto a Monte Carasso il 19 luglio del 2016. In primavera, alle Assise Criminali compariranno l’autore materiale e la moglie, di nazionalità russa.
Proprio la donna lo avrebbe spinto a uccidere la ex-consorte. Dopo avergli parlato della possibilità di trovare un sicario in Patria, gli avrebbe detto che il compito sarebbe toccato a lui. Insieme avrebbero quindi partorito l’idea di inscenare un suicidio, giustificabile con i problemi depressivi di cui soffriva la vittima. E sempre insieme avrebbero pure concordato la tecnica. Prima la manipolazione al collo con il pollice, per farle perdere i sensi senza lasciare tracce. Poi il taglio delle vene.
Il movente? Evitare il versamento degli alimenti: 3'400 franchi al mese, che nel giugno del 2016 la pretura aveva deciso di trattenere dal salario dell’uomo. Un mese più tardi il 49enne entrò in azione. Nello zaino mise l’occorrente: i guanti di lattice, il taglierino, gli stracci, il prodotto per la casa. Comprò una bottiglia di vino e andò dalla ex-moglie. Dopo averla fatta bere la uccise, simulò il gesto estremo, trasportò il corpo dalla sala alla camera e, infine, ripulì la scena.
Quindi il rientro a Varenzo, dove ad aspettarlo c’era la 39enne. Di sera, nel camino esterno dell’abitazione lui bruciò lo zaino utilizzato. Il giorno dopo – sostiene la procuratrice Chiara Borelli – lei fece lo stesso con i vestiti.
Ora non resta che attendere il processo. Il 49enne è reo-confesso. Fu lui, nel maggio scorso, a costituirsi e a rivelare i retroscena del finto suicidio. La donna contesta invece ogni addebito.
Francesco Lepori