Sono giorni decisivi per il salario minimo ticinese. In settembre, i parlamentari avevano scritto al Governo, chiedendo che impatto avrebbe questa misura sul mondo dell'economia. La risposta è arrivata e delinea due possibili scenari.
La misura, spiega il Consiglio di Stato, riguarderebbe dai 12 ai 16'000 salariati. Quanti di loro sono residenti, chiedevano inoltre i gran consiglieri. La risposta: dal 36 al 38%, il resto sono frontalieri.
La prima opzione per un salario minimo prevede una forchetta che va dai 3'400 ai 3'600 franchi al mese. A dipendenza del settore si parla di salari orari tra i 19,25 e i 20 all'ora.
Per il Consiglio di Stato una simile soluzione interesserebbe oltre 12’000 lavoratori e portarli tutti o quasi oltre la soglia minima richiederebbe poco meno di 4,5 milioni di franchi. Un'operazione che incrementerebbe dello 0,5% la massa salariale distribuita in Ticino.
Nella seconda opzione sul tavolo, la forchetta tuttavia va dai 3’500 ai 3’640 franchi mensili; anche qui a dipendenza del settore vuol dire minimo 19,50, massimo 20,25 franchi all’ora. Toccate in questo caso sarebbero oltre 13’000 persone attualmente al di sotto di questo limite. La fattura per il mondo dell'economia corrisponderebbe a quasi 5 milioni in più di massa salariale.
Con la risposta del Governo, tutti i numeri e tutte le carte sono dunque sul tavolo per applicare quanto votato dal popolo nel 2015. Manca invece l'accordo politico.
Un accordo politico non lontano. Stando a nostre informazioni, la maggioranza dei partiti è intenzionata a convergere sulla prima opzione. Quella di un minimo tra i 19,25 e i 20 franchi all'ora.