L’iniziativa popolare che vuole limitare la crescita del numero dei dipendenti cantonali è in cima alle preoccupazioni degli agenti di polizia ticinesi, la cui federazione si è riunita venerdì in assemblea a Monte Carasso.
Il testo “preoccupa perché sono quei tagli lineari fatti senza considerare la situazione e i bisogni reali”, afferma ai microfoni della RSI il presidente sezionale Ivan Cimbri.
La Svizzera con un poliziotto ogni 467 abitanti, secondo i dati forniti a inizio anno dalla Conferenza dei comandanti dei corpi cantonali, tra l’altro da poco presieduta dal ticinese Matteo Cocchi, è nella parte bassa della classifica europea. Ma in Ticino gli agenti sono un migliaio abbondante fra cantonali e comunali, uno ogni 305 persone: si tratta della densità più alta in tutta la Confederazione. “Non voglio piangermi addosso”, dice Cimbri, ma “ci sono differenze enormi da un cantone all’altro nell’applicazione di un identico codice di procedura penale”.
Altre preoccupazioni sono legate alla cassa pensioni degli statali, nonostante l’esito favorevole della recente votazione. “Turba” poi, secondo Cimbri, “che nessun italofono potrà formarsi in italiano in Svizzera nel 2026”, perché la scuola di polizia non partirà per motivi di risparmio. Da ultimo, la federazione lamenta di non essere stata coinvolta al tavolo in vista della futura riforma della polizia.