Martedì la procuratrice pubblica Chiara Borelli ha rinviato a giudizio il sedicente principe etiope arrestato in Lussemburgo ed estradato in Ticino nel settembre scorso.
Alla sbarra il 66enne dovrà rispondere di truffa per mestiere e falsità in documenti. Un raggiro da quasi 13 milioni di franchi, che tra il luglio del 2007 e il febbraio del 2017 avrebbe compiuto a spese di tre investitori: un noto imprenditore, un fiduciario di Chiasso e un ex dirigente di banca.
L’uomo, che si professa innocente, si presentò a loro come il discendente legittimo dell’ultimo imperatore di Etiopia, il “re dei re” Hailé Selassié. Millantando sangue reale li avrebbe convinti a finanziare una trattativa che sosteneva di avere avviato con lo Stato tedesco per l’incasso di vecchi bond, emessi dalla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale.
Il valore dei titoli? Miliardi, secondo lui, grazie ai quali diceva che avrebbe garantito lauti guadagni. A più riprese riuscì così a ottenere somme considerevoli. Fino a quando, stanchi di aspettare, i tre si rivolsero al ministero pubblico, facendo scattare l’inchiesta.
Il caso – come detto – approderà presto in aula. Per il 66enne, che alla fine di aprile ha cominciato a espiare anticipatamente la pena, Borelli chiederà più di cinque anni di carcere. La Corte delle Assise Criminali sarà presieduta dal giudice Amos Pagnamenta.