L'amministrazione cantonale ha agito correttamente nella gestione del caso che riguarda l'ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità condannato un anno e mezzo fa per coazione sessuale. Lo precisa il Governo in una lettera facendo riferimento agli accertamenti eseguiti sulla vicenda. Da parte del diretto superiore del funzionario non vi sarebbero dunque state carenze.
La lettera porta la data dello scorso 20 maggio ed è indirizzata all'avvocato Andrea Bersani, patrocinatore di Ivan Pau-Lessi che, nei primi anni Duemila, era il diretto superiore dell'ex funzionario condannato. Al processo, celebrato nel gennaio 2019, il giudice Marco Villa, pur senza fare nomi, aveva puntato il dito contro di lui. La vicenda sarebbe dovuta emergere ben prima del processo - aveva in sostanza detto il magistrato scusandosi con le vittime a nome dello Stato - biasimandolo per non aver dato sufficiente ascolto alle tre giovani che si erano rivolte a lui a fronte di comportamenti dubbi da parte dell'imputato.
La questione aveva immediatamente assunto valenza politica con la richiesta dell'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta per fare luce sul caso. Richiesta ancora al vaglio del Parlamento.
Lo scorso mese l'avvocato Andrea Bersani ha chiesto a sua volta al Governo lumi sulla posizione del suo assistito, al centro anche di alcuni atti parlamentari non ancora evasi. E il Governo, come detto, recentemente ha risposto.
"Questa presa di posizione attesta che il signor Pau-Lessi ha lavorato correttamente e non vi sono rimproveri da muovere nei suoi confronti", precisa l'avvocato Andrea Bersani che però una critica la muove a sua volta, al tribunale. "In questo cantone, in questa Repubblica, c'è un principio che si chiama separazione poteri, e quindi evidentemente è il Consiglio di Stato che giudica il lavoro dei propri funzionari, e non il tribunale penale cantonale".
Il Consiglio di Stato giudica i suoi dipendenti quali datore di lavoro. L'amministrazione cantonale ha dunque fornito le prime indicazioni. Il legale garantisce in ogni caso la massima disponibilità del suo assistito, ormai in pensione, a collaborare per fare piena chiarezza qualora il Gran Consiglio dovesse decidere di istituire la commissione parlamentare d'inchiesta. Una decisione della commissione della gestione è attesa nelle prossime settimane.