Sempre più anziani e, in parte, malandati. Dietro la stangata dei premi malattia c’è anche l’invecchiamento della popolazione. Sono numeri anche questi: in Ticino 83’500 persone hanno superato i 65 anni, quasi un quarto dei suoi abitanti, per la precisione il 23,6%, un primato tra i cantoni.
Sulla base dei dati di fine 2022 a livello nazionale gli over 65 sono il 19,2%, mentre il cantone più “giovane” è Ginevra con il 16,5%. A fornire queste cifre è Matteo Borioli, collaboratore scientifico dell’Ufficio ticinese di statistica (USTAT). “Complessivamente - precisa il ricercatore - sono 16 i cantoni con una quota superiore al dato nazionale e dieci quelli che si situano sotto”.
In generale, comunque, la popolazione continua a invecchiare in tutta la Svizzera. Rispetto a due anni fa, il numero di over 65 è aumentato in tutti i cantoni. Non proprio una buona notizia. Dopo l’annuncio dei rincari si torna a parlare di migrazione interna di anziani. Si è detto che ancora molti confederati scelgono di trascorrere l’età del pensionamento in Ticino. I dati statistici sui movimenti, spiega Borioli, “indicano che nel 2022 sono giunti in Ticino da un altro cantone 397 ultrasessantacinquenni e ne sono invece partiti, sempre per un altro cantone, 231”.
Il saldo parla quindi di 166 ultrasessantacinquenni in più, giunti da oltre San Gottardo. Il confronto sul periodo 2012-2021 racconta però un’altra storia: “Durante questo decennio - dice il collaboratore dell’USTAT - la media del saldo intercantonale è stata invece di più 28 persone, quindi un dato più basso rispetto allo scorso anno”.
Nel 2022, quindi, il numero degli anziani d’importazione è decisamente cresciuto. Andrà verificato se si tratta di un anno eccezionale o di una tendenza. L’invecchiamento demografico, però, è un fenomeno che va al di là delle cifre contingenti e dell’influenza di arrivi e partenze. Lo ha spiegato alla RSI sempre Matteo Borioli. A pesare è piuttosto lo squilibrio, l’invecchiamento della popolazione tra fasce d’età. “In Ticino da diversi anni abbiamo sempre un numero crescente di persone che superano la soglia dei 65 anni e un numero di nascite e di giovani molto basso. Ciò fa sì che vi è uno squilibrio crescente nella struttura per età, uno squilibrio che porta la struttura dell’età verso l’alto. Infatti si parla spesso di piramide dell’età ormai rovesciata, dove la parte alta della piramide è più grande di quella bassa. Questo è sinonimo di invecchiamento di una popolazione”, osserva Borioli.
L’inversione di tendenza, quindi, semmai dovrebbe venire da un aumento importante della natalità. All’orizzonte, però, pensiamo al 2030, i segnali sono altri. L’USTAT ha elaborato degli scenari secondo tre evoluzioni basso, medio e alto. “Tutti e tre si basano su ipotesi legate alla natalità, alla mortalità e alle migrazioni. In tutti e tre gli scenari si ipotizza per il 2030 una quota di ultrasessantacinquenni pari al 28%. Avremo quindi una crescita di quattro punti percentuali”.
L'invecchiamento farà crollare la crescita economica
Telegiornale 15.11.2019, 21:00