La lotta dei pompieri contro le fiamme sul Monte Gambarogno prosegue senza sosta per il nono giorno consecutivo. I militi, suddivisi in quattro settori, sono impegnati in un minuzioso lavoro di bonifica dei punti caldi, quelli in cui il fuoco non si vede, ma è presente nel terreno. A dar loro man forte ci sono anche tre elicotteri che si occupano in particolare dell’approvvigionamento di acqua necessaria anche per spegnere i focolai riattivati dalle correnti termiche.
Il lavoro delle squadre che si trovano a una trentina di minuti a piedi dall'Alpe di Neggia è in gran parte manuale. "I pompieri devono smuovere il terreno con l’aiuto di rastrelli, rastri e zappe, per poter irrorare abbondantemente il sottosuolo, in particolare in prossimità delle radici degli alberi" spiega un comunicato. Il fuoco generalmente si annida a 10-20 centimetri di profondità, ma in alcuni punti (laddove le fiamme in superficie sono state particolarmente intense e durature) cova a oltre mezzo metro dalla superficie.
I dati dei droni integrati nelle mappe
Il drone dei vigili del fuoco italiani in azione sul Monte Gambarogno
La gestione dell'intervento affidata al comandante dei pompieri di Bellinzona Samuele Barenco è facilitata dalle mappe a disposizione dei responsabili. La sezione forestale del Dipartimento del territorio ha elaborato e integrato nelle carte del territorio i dati rilevati dai droni dei Vigili del fuoco italiani che hanno permesso di localizzare precisamente le zone più a rischio.