Il Ticino resta la zona della Svizzera che soffre maggiormente per l'aumento dell'inflazione, ma il divario con le altre regioni linguistiche sta sensibilmente calando.
È quanto emerge da un'indagine di Comparis, che insieme al Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo calcola un indice dei prezzi al consumo (IPC) in grado di mostrare il rincaro veramente percepito.
Il dato in ottobre mostra una progressione annua del 3,2% a livello nazionale, mentre resta stabile rispetto al mese precedente.
L’incremento più forte ha interessato i prezzi di gas, olio combustibile, legna da ardere e teleriscaldamento (+9% su settembre, +56% su base annua).
Si sta lentamente uniformando l'inflazione percepita fra le varie regioni linguistiche: in ottobre l'indice IPC si è attestato nella Svizzera italiana a 105,3 punti, un livello di poco superiore ai 105,0 punti della Svizzera tedesca e della Romandia. L'inflazione percepita in Ticino si è così attestata al 3,2%, contro il 3,1% delle altre due principali zone del paese.
La metodologia dello studio
Lo studio considera esclusivamente l'andamento dei prezzi dei beni consumati regolarmente dalla popolazione, rimuovendo i fattori di contenimento dell'inflazione come gli affitti o i beni durevoli, spiega Comparis in un comunicato. Quanto emerge si discosta quindi dal rincaro ufficiale che viene calcolato dall'Ufficio federale di statistica.
Inflazione stabile in Svizzera
Telegiornale 03.11.2022, 21:00