"Ci sono similitudini con l'attentato di Morges", ha spiegato ai microfoni della RSI Jean Paul Rouiller, direttore del Centro di analisi del terrorismo di Ginevra che per anni ha lavorato per la polizia federale. "Ma a parte alcuni elementi, come l'utilizzo di un coltello o il fatto che la donna ha scelto le sue vittime al momento, non vedo nessuna relazione diretta".
E' possibile che alcune persone radicalizzate siano ancora in Ticino? "È possibile", prosegue Rouiller, "non bisogna dimenticare che c'è sempre una relazione con ciò che avviene in Italia, ci sono sempre dei collegamenti con i paesi vicini e in questo senso per il Ticino la presenza del confine sarà sempre un problema".
In Svizzera sono poco meno di un centinaio le persone radicalizzate e monitorate dai servizi informativi, perché potenzialmente pericolose. Quanto è alto il rischio di ulteriori attentati in Svizzera? "Attentati come quello di Lugano sono possibili, anche nella Svizzera tedesca e francese, perché ci sono profili simili a quello della donna di Vezia. Ma attentati più sofisticati non sono sicuro, non penso ci siano persone in grado di realizzarne. Il pericolo in Ticino è comunque meno importante, per quanto ne sappiamo, di quello in Romandia o nella Svizzera tedesca".