Ticino e Grigioni

L’etica aziendale, ora c’è lo strumento per misurarla

Presentato il protocollo messo a punto da AITI, SUPSI e Cantone - La ricercatrice: “Sarebbe un criterio auspicabile anche nei bandi pubblici”

  • 5 marzo, 20:29
  • 5 marzo, 20:49
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Industria ticinese e sostenibilità

Il Quotidiano 05.03.2024, 19:00

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Di: QUOT/RSI Info 

Non c’è soltanto il classico bilancio economico a qualificare un’azienda, ma assume sempre più importanza il bilancio etico. Conta infatti sempre di più la responsabilità sociale che ogni azienda possiede in vari campi, da quelli che riguardano le condizioni di lavoro dei dipendenti, alle strategie messe in atto per la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente.

Ne va della reputazione e dell’immagine dell’azienda stessa. “Indietro non si torna perché la responsabilità sociale è un fattore di mercato”, conferma Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industrie ticinesi (AITI). “Se io oggi voglio avere dei clienti nel mondo, devo dimostrare loro che sono socialmente responsabile”.

Lo sa bene bene l’80% delle aziende ticinesi che già esporta in tutto il mondo ed è già confrontato con queste condizioni di mercato. Ma anche internamente curare bene il rapporto con i propri dipendenti, alla luce della prospettata carenza di personale, assume un’importanza strategica. “Sappiamo benissimo che nel mondo del lavoro i giovani hanno bisogno di avere una qualità di vita diversa rispetto al passato. E non si tratta solo dello stipendio, come si vuole sempre far credere, ma è anche un modo di vivere bene in azienda”, dice Oliviero Pesenti, presidente dell’AITI.

Per certificare il welfare aziendale, mettendolo nero su bianco, c’è ora uno strumento. Il protocollo, per aziende di medio-grandi dimensioni, è stato messo a punto da AITI, con il supporto della SUPSI e del Cantone, dopo un test di oltre un anno al quale hanno partecipato 10 aziende pilota. “È un tema sul quale il Canton Ticino è dal 2016 che lavora - spiega Christian Vitta, direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia -. In particolare con una collaborazione, sicuramente positiva, tra il mondo della ricerca, il Cantone e i rappresentanti dell’economia. Abbiamo maturato delle conoscenze e sviluppato degli strumenti per essere pronti di fronte a questa tendenza in atto oltre i nostri confini”.

E se in questo momento le normative internazionali già stanno obbligando le grandi imprese a redigere un rapporto di sostenibilità, a livello locale però questo per ora ancora non avviene. “Per quanto riguarda le commesse pubbliche il criterio della CSR (Corporate Social Responsibility, ndr) può essere usato su base volontaria - osserva Jenny Assi, del Centro competenze, management e imprenditorialità della SUPSI -. Si tratterà quindi di capire se il Cantone e i Comuni sfrutteranno questa opportunità nella loro presentazione dei bandi pubblici. Sarebbe molto auspicabile, visto che il criterio è stato voluto dal Parlamento”.

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