"Voglio che abbiate piena consapevolezza che la ‘ndrangheta ha mire anche sul territorio elvetico. Siamo nella fase iniziale di una possibile colonizzazione". Non ha usato mezzi termini Alessandra Dolci, procuratrice e coordinatrice della Direzione distrettuale Antimafia di Milano, riferendosi al rischio di infiltrazioni mafiose in Svizzera.
Dolci venerdì era a Lugano, all’USI, per partecipare a una tavola rotonda che affrontava appunto il tema delle infiltrazioni mafiose tra la Lombardia e il Ticino, tra il Nord Italia e la Svizzera. Tavola rotonda che ha tra l’altro inaugurato la collaborazione firmata tra l’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata (O-TiCO) e il centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Processo contro la 'ndrangheta nel gennaio 2021 a Lamezia Terme
Quando anche a Milano si diceva: "Da noi la mafia non c’è"
Ma torniamo alle parole di Dolci che, parlando del passato lombardo ha probabilmente voluto mettere in guardia la Svizzera e il Ticino. Evitare che anche da noi si commettano gli stessi errori. "Mi colpisce il vostro impegno". Ha detto la magistrata. "La vostra voglia di sapere. Di conoscere. In Lombardia molti osservatori dicevano che nel Nord un radicamento della mafia non era possibile. Che il Nord, a differenza del Sud, aveva gli anticorpi. Nel febbraio del 2010 il prefetto di Milano aveva affermato che a Milano, e in Lombardia, la mafia non esisteva. Che erano presenti singoli mafiosi, sì, ma non una vera e propria organizzazione criminale. E ahimè, lo abbiamo smentito dopo pochi mesi perché abbiamo eseguito oltre 300 misure cautelari, svelando quella che è la struttura organizzativa della 'ndrangheta. Una struttura di carattere federativo per cui l'organizzazione, avente sede storica in Calabria, ha delle proprie gemmazioni". Colonie in Lombardia, nel Nord Italia, in Svizzera, in Germania, in Canada e anche in Australia. "Viene sostanzialmente ripetuto - ha spiegato Dolci - lo stesso schema che si vede in Calabria. Tutti si riconoscono comunque in un'unica organizzazione: la ‘ndrangheta".
La procuratrice Dolci sull'ndrangheta in Lombardia
RSI Info 29.10.2022, 20:24
Evitare di commettere gli stessi errori
"Questa direttrice espansionistica - ha spiegato la procuratrice - riguarda purtroppo anche il vostro territorio. Oltre alla nota vicenda di Frauenfeld ricordo di avere ascoltato quattro o cinque anni fa un collaboratore di giustizia che riferiva per esempio della presenza di una locale di ‘ndrangheta in territorio svizzero, espressione della locale di Giffone in Calabria e collegata con una cellula di Fino Mornasco", vicino a Como. "Questo collaboratore diceva che vi è una propaggine in territorio elvetico e nell'indagine più recente, chiamata Cavalli di razza e realizzata anche grazie alla collaborazione della Procura federale, quelle dichiarazioni hanno trovato pieno riscontro. Abbiamo documentato la presenza in territorio svizzero di soggetti collegati al crimine organizzato".
Secondo Alessandra Dolci dunque lo stesso modello espansionistico già documentato in Lombardia, in Piemonte e in Emilia può prendere piede anche in Svizzera. "Siamo, diciamo, nella fase iniziale di una possibile colonizzazione. Non voglio generare allarmismo. Ma dovete sapere che la ‘ndrangheta ha delle mire anche sul territorio elvetico. E allora qual è il rischio che corre il vostro Paese? È che una sottovalutazione del fenomeno e una mancata conoscenza del fenomeno possano far sì che questa migrazione mafiosa si espanda".
La procuratrice Dolci: "La 'ndrangheta ha mire sulla Svizzera"
RSI Info 29.10.2022, 20:26
Il Mea culpa del Consiglio federale
La Svizzera ha dunque sottovalutato le infiltrazioni mafiose? Il Consiglio federale, facendo mea culpa, ha detto di sì. Lo ha ammesso a chiare lettere l'anno scorso rispondendo a un'interpellanza del consigliere nazionale Marco Romano. Il nuovo procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler avrà il compito di correggere il tiro e ha già detto che ora il contrasto alle mafie diventa una priorità per la Svizzera. Ma non sarà facile.
Alla tavola rotonda era presente anche il procuratore federale ticinese Sergio Mastroianni. "La sensibilità - ha spiegato - può essere solo migliorata. E a dire il vero in Svizzera tedesca non è migliorata di tanto. Spesso sembra che non lo considerino un problema così grave. Spesso mi sento dire che non è un tema".
Resta il fatto che in Svizzera non sono poi molti i casi legati alla mafia che finiscono a processo. "Vero è - ha spiegato il magistrato federale - che il numero di procedimenti che sfociano poi in atti d’accusa non sono tanti, ma è anche vero che le risorse a disposizione non sono tantissime. Il lavoro che facciamo non mi preoccupa. Lo facciamo bene. A preoccuparmi, piuttosto, e quel che non riusciamo a fare".
SEIDISERA del 29.10.2022: Tavola rotonda sulla 'indrangheta
RSI Info 29.10.2022, 21:01