Verso il 22 ottobre

Le Federali: una storia importante

A breve si voterà ma... come andarono le cose negli ultimi 12 anni, specie a livello regionale? Una retrospettiva sulle scorse elezioni per il rinnovo delle Camere

  • 10 ottobre 2023, 07:31
  • 10 ottobre 2023, 19:10
Ticino, Grigioni e Palazzo federale

Focus sugli esiti in Ticino e nei Grigioni delle passate Elezioni federali

  • RSI
Di: Alex Ricordi

Per le Federali 2023 siamo alla volata finale e l’attenzione, com’è naturale, si focalizza soprattutto sulle ultime tendenze mostrate dai sondaggi. In che misura saranno confermate dalle urne, il prossimo 22 ottobre? È ormai l’interrogativo dominante mentre la campagna in vista del voto sta volgendo al termine. Intanto può però essere utile ricordare come andarono le cose fra il 2011 e il 2019: per meglio cogliere l’evoluzione negli anni delle dinamiche politiche, ma anche per evidenziare gli sviluppi inaspettati che, non di rado, queste elezioni riservarono.

Fra conferme e sorprese (2011)

Il voto del 2011 segnò una battuta d'arresto per le fortune elettorali dei democentristi. Il loro partito, che di legislatura in legislatura aveva continuato a incassare crescite di consensi fino a divenire il primo a livello svizzero, si trovò confrontato ad una sconfitta che si tradusse nella perdita di 8 seggi al Nazionale e di 2 agli Stati. A beneficiarne furono segnatamente i borghesi democratici che, sull'onda delle vicende sfociate nella rottura con l'UDC e nella nascita del loro partito (2008), ottennero alla prima prova delle urne 9 seggi alla Camera del popolo. Sempre in campo borghese subirono perdite sia il PLR che il PPD, mentre i socialisti riuscirono invece a incrementare il numero dei loro rappresentanti in ambedue le Camere. A ottenere un grande successo, come il PBD, furono i Verdi liberali, la cui deputazione al Nazionale passò da 3 a 12 rappresentanti. Gli ecologisti invece, benché fosse sempre molto vivo l'impatto emotivo del disastro nucleare in marzo a Fukushima, non riuscirono ad allargare la loro base di consensi e dovettero, anzi, fare i conti con una perdita al Nazionale di 5 seggi.

L'esultanza di Roberta Pantani dopo la sua elezione nel 2011 in Consiglio nazionale

L'esultanza di Roberta Pantani dopo la sua elezione nel 2011 in Consiglio nazionale

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Dal voto per le Federali in Ticino emerse uno spostamento a destra. Sia il PLRT che il PS persero un seggio al Nazionale, la Lega ne guadagnò uno, con Roberta Pantani, mentre l'UDC ticinese approdò alla Camera del popolo con Pierre Rusconi. Marina Carobbio, rieletta al Nazionale, si candidò in seguito alla successione in Governo a Micheline Calmy-Rey. La ticinese non ebbe però fortuna e l'elezione si risolse in un confronto fra candidati romandi, da cui alla fine uscì vincente Alain Berset.

Il confronto fra Monica Duca Widmer e Marco Romano, entrambi con esattamente lo stesso numero di preferenze, fu alla fine risolto a favore di quest'ultimo da un'estrazione a sorte manuale

Il confronto fra Monica Duca Widmer e Marco Romano, entrambi con esattamente lo stesso numero di preferenze, fu alla fine risolto a favore di quest'ultimo da un'estrazione a sorte manuale

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Il voto in Ticino per il Nazionale venne scandito da momenti di una certa suspense. A ingenerarla fu dapprima Fulvio Pelli, all'epoca presidente del PLR svizzero, che ottenne una rielezione al fotofinish con solo una sessantina di voti di scarto rispetto a Giovanni Merlini. La maggior sorpresa, tuttavia, arrivò in casa PPD. Il partito, dopo il ritiro di Chiara Simoneschi-Cortesi e Meinrado Robbiani, riuscì a mantenere i suoi due seggi nella deputazione ticinese al Nazionale. Venne così eletto Fabio Regazzi, ma Monica Duca Widmer e Marco Romano finirono per ottenere esattamente lo stesso numero di suffragi (23'979): un risultato clamoroso, cui fece seguito un mese di attesa per stabilire chi dei due dovesse occupare il seggio. Escluso un riconteggio delle schede, un primo sorteggio elettronico fu favorevole a Duca Widmer. Scattarono però più ricorsi e, dopo una sentenza del Tribunale federale, si dovette procedere ad un'estrazione a sorte manuale: la stessa, che alla fine sancì per Marco Romano l'inizio della sua esperienza politica a Berna.

Lombardi e Abate si imposero nella corsa per i due seggi ticinesi agli Stati

Lombardi e Abate si imposero nella corsa per i due seggi ticinesi agli Stati

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Nella corsa per gli Stati Filippo Lombardi, già forte di un netto vantaggio al primo turno, venne votato al ballottaggio da quasi un elettore su due e ottenne così una brillante riconferma. Ben più combattuta fu invece l'elezione per il seggio lasciato da Dick Marty dopo 16 anni di militanza alla Camera dei cantoni: al secondo turno Fabio Abate, già consigliere nazionale da oltre un decennio, si impose su Franco Cavalli ma con uno scarto di poco meno di 800 preferenze sul candidato socialista. Decisamente più distaccato invece Sergio Morisoli, candidato di Lega e UDC. Il "tandem" fra PLR e PPD, nonostante l'assalto della sinistra, riuscì così a superare un'altra volta la prova delle urne.

Silva Semadeni, già consigliera nazionale fra il 1995 e il 1999, tornò nel 2011 fra i banchi della Camera del popolo

Silva Semadeni, già consigliera nazionale fra il 1995 e il 1999, tornò nel 2011 fra i banchi della Camera del popolo

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Nei Grigioni le Federali portarono ad un profondo rinnovo della deputazione del cantone a Berna. Ambedue i consiglieri agli Stati uscenti, il democentrista Christoffel Brändli e il popolare democratico Theo Maissen, decisero infatti di non ripresentarsi agli elettori. Per il Nazionale, invece, scelsero di non puntare ad una riconferma Andrea Hämmerle (PS), Sep Cathomas (PPD) e Brigitta Gadient (PBD). A imporsi nella corsa per la Camera dei cantoni furono quindi Stefan Engler (PPD), già consigliere di Stato, e Martin Schmid (PLR). Al Nazionale, invece, fecero il loro ingresso Heinz Brand (UDC), Martin Candinas (PPD) e, a sorpresa, il verde liberale Josias Gasser. Alla valposchiavina Silva Semadeni, già alla Camera del popolo dal 1995 al 1999, venne assegnato l'unico seggio conquistato dal PS. Riconfermato invece Hansjörg Hassler che, come la Gadient, era passato qualche anno prima dai ranghi democentristi a quelli del PBD.

La rivincita dell'UDC (2015)

La campagna delle Federali 2015 fu in larga misura dominata dai dibattiti sul dossier dell’immigrazione. E l’UDC, forte del successo dell’iniziativa popolare approvata il 9 febbraio dell’anno prima, cavalcò questo tema a più riprese e nel segno delle sue posizioni intransigenti. Alle urne i democentristi ottennero un autentico exploit, guadagnando ben 11 seggi in più al Nazionale: un risultato che, dopo l’uscita di scena di Eveline Widmer-Schlumpf, pose le premesse per la riconquista, con Guy Parmelin, del secondo seggio UDC in Consiglio federale. Guadagnarono consensi anche i liberali-radicali, che alla Camera del popolo portarono altri 3 rappresentanti. Sul versante dei perdenti finirono invece socialisti, popolari democratici, PBD, ma soprattutto Verdi e Verdi liberali che, complessivamente, persero 9 seggi al Nazionale e 3 agli Stati rispetto alle elezioni di 4 anni prima.

Marco Chiesa si impose su Pierre Rusconi nel confronto, serratissimo, per il seggio dell'UDC ticinese al Nazionale

Marco Chiesa si impose su Pierre Rusconi nel confronto, serratissimo, per il seggio dell'UDC ticinese al Nazionale

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Dopo il voto non mutarono i rapporti di forza fra i partiti nella deputazione ticinese a Berna. Per il Nazionale vennero così rieletti Ignazio Cassis,Marina Carobbio, Lorenzo Quadri, Roberta Pantani, Fabio Regazzi e Marco Romano. In casa PLR Giovanni Merlini, che l'anno prima aveva fatto il suo ingresso al Nazionale dopo il ritiro di Fulvio Pelli, ottenne la conferma del seggio distanziando Cassis con oltre 4'000 voti di scarto. Molto animata fu quindi la contesa per il seggio dell'UDC ticinese: fra l'uscente Pierre Rusconi e Marco Chiesa il confronto fu serratissimo e si concluse a favore di quest'ultimo, con un vantaggio di poco più di 700 preferenze, solo dopo lo spoglio dei voti di Lugano: un risultato sorprendente, se si considera che sono tutt'altro che frequenti i casi in cui un parlamentare uscente non viene rieletto. A livello individuale spiccò lo score di Lorenzo Quadri, che risultò il più votato con oltre 35'000 preferenze. Più in generale la Lega ottenne un risultato molto positivo, nonostante le previsioni in senso opposto fornite da alcuni sondaggi, e a fine anno fu anche coinvolta nella corsa per il rinnovo del Governo grazie alla candidatura di Norman Gobbi nel "tricket" schierato dall'UDC svizzera.

Battista Ghiggia cercò di insidiare il seggio dell'uscente Fabio Abate

Battista Ghiggia cercò di insidiare il seggio dell'uscente Fabio Abate

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La corsa in Ticino per gli Stati mise decisamente sotto pressione i due "senatori" uscenti. Al primo turno Filippo Lombardi e Fabio Abate superarono la soglia dei 40'000 voti e si confermarono in testa alle preferenze. Ma Battista Ghiggia, sostenuto da Lega e UDC, ottenne più di 36'000 suffragi - circa 4'200 in meno rispetto ad Abate - mostrando così di avere buone chance per poter insidiare il seggio del liberale-radicale. Al ballottaggio Ghiggia non ce la fece, ma con quasi 38'000 preferenze incassò anche un risultato migliore di quello scaturito al primo turno. Di converso Lombardi e Abate, benché alla fine riconfermati, ottennero invece meno voti rispetto agli esiti dello scrutinio precedente.

Magdalena Martullo-Blocher conquistò nel 2015 un secondo seggio per l'UDC retica

Magdalena Martullo-Blocher conquistò nel 2015 un secondo seggio per l'UDC retica

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La vittoria a livello nazionale dell'UDC trovò riscontro anche nei Grigioni, dove i democentristi ottennero la rielezione di Heinz Brand e un secondo seggio assegnato a Magdalena Martullo-Blocher. Un'alleanza tattica fra PS e Verdi liberali fallì nell'intento di impedire l'elezione della figlia del tribuno zurighese e non valse una riconferma all'uscente Josias Gasser. Rieletti alla Camera del popolo furono invece Silva Semadeni (PS) e Martin Candinas (PPD). Il PBD, nonostante una sensibile perdita di voti, riuscì a mantenere con l'engadinese Duri Campell il seggio lasciato alla fine della legislatura da Hansjörg Hassler. Senza storia, infine, il voto per gli Stati: gli uscenti Stefan Engler (PPD) e Martin Schmid (PLR) si assicurarono infatti un'agevole rielezione.

Irrompe l'onda verde (2019)

L'impatto dei mutamenti climatici, sempre più allarmanti su scala globale, lasciò un chiaro segno sugli orientamenti degli elettori nelle Federali del 2019. Un primo segnale di quest' attenzione crescente emerse, un paio d'anni prima, con il "sì" del popolo alla legge che pose le basi della Strategia energetica 2050. Ma fu il voto per il rinnovo del Parlamento a evidenziare in modo sorprendente l'incidenza ormai assunta dai temi ambientalisti. E a trarne vantaggio furono le formazioni politiche impegnate da sempre su questo versante.

La gioia di Regula Rytz, nel 2019 presidente dei Verdi svizzeri, dopo la comunicazione dei risultati che attestarono l'exploit del suo partito alle Federali

La gioia di Regula Rytz, nel 2019 presidente dei Verdi svizzeri, dopo la comunicazione dei risultati che attestarono l'exploit del suo partito alle Federali

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Per i partiti ambientalisti i risultati delle urne sancirono un trionfo. I Verdi conquistarono al Nazionale ben 17 seggi e divennero così il quarto partito più rappresentato alla Camera del popolo: mai si era visto un simile aumento di mandati dall'introduzione del sistema elettorale proporzionale nel 1919. Ma premiati dal voto furono anche i "cugini" Verdi liberali, che per il Nazionale videro crescere la propria forza di oltre 3 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2015. A fare le spese di questi exploit furono invece tutti i partiti di governo. Per il Nazionale l'UDC perse quasi 4 punti, il PS 2 e il PLR 1,3. Nello schieramento di centro il PPD se la cavò con una lieve erosione (-0,3), mentre il PBD sprofondò (-1,7) e si avviò così verso una fusione con i popolari democratici. La storica vittoria imbaldanzì i Verdi che, rivendicando un seggio in Governo, provarono in dicembre ad attaccare quello detenuto da Ignazio Cassis. Il tentativo di Regula Rytz non ebbe esito, ma contribuì comunque ad alimentare i dibattiti sul futuro della composizione del Consiglio federale.

Greta Gysin conquistò un seggio al Nazionale a scapito dell'uscente Roberta Pantani

Greta Gysin conquistò un seggio al Nazionale a scapito dell'uscente Roberta Pantani

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Gli effetti di questa "onda verde" si fecero sentire anche in Ticino: la lista che riuniva gli ecologisti e la sinistra più radicale ottenne infatti una netta affermazione (quasi il 14% dei voti di lista) e Greta Gysin riuscì così a conquistare il seggio al Nazionale fin lì detenuto da Roberta Pantani. Per la Lega, in forte perdita di velocità, venne quindi riconfermato solo Lorenzo Quadri. PLRT e PPD, che avevano concordato una discussa congiunzione di liste, riuscirono con qualche affanno a mantenere i loro 4 mandati alla Camera del popolo: riconfermati furono quindi Fabio Regazzi e Rocco Cattaneo, che nel 2017 era subentrato a Ignazio Cassis dopo la sua elezione in Consiglio federale; Alex Farinelli occupò il seggio lasciato da Giovanni Merlini (candidato quell'anno solo per gli Stati), mentre Marco Romano conservò il suo seggio a Berna con uno scarto di voti veramente esiguo.

La vittoria di Carobbio e Chiesa pose fine al "tandem" fra PLR e PPD al Consiglio degli Stati

La vittoria di Carobbio e Chiesa pose fine al "tandem" fra PLR e PPD al Consiglio degli Stati

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Ottennero la rielezione al Nazionale anche Marina Carobbio e Marco Chiesa che, tuttavia, erano scesi in campo anche per la Camera dei cantoni. Le loro doppie candidature gettarono quindi le premesse per una corsa destinata ad avere esiti clamorosi. Al primo turno Giovanni Merlini, che era in corsa per il seggio lasciato da Fabio Abate, risultò solo terzo per numero di preferenze. Filippo Lombardi fu ancora il più votato, ma Chiesa si piazzò al secondo posto con un distacco di poco più di 1’700 voti. Carobbio, benché quarta nella graduatoria, si posizionò a pochissima distanza da Merlini. Nettamente distaccato, invece, il candidato della Lega Battista Ghiggia: finito al centro di polemiche per aver assunto lavoratrici frontaliere, arrivò appena sesto e si ritrovò fuori dai giochi. Il ballottaggio si risolse così in una sfida a 4 e in un terremoto politico. Su tutti prevalse Marco Chiesa, con più di 42’000 preferenze, mentre Marina Carobbio conquistò il secondo seggio ticinese, imponendosi su Lombardi con un vantaggio di appena una quarantina di voti. Ai due eletti subentrarono in Consiglio nazionale Piero Marchesi e Bruno Storni. Dall’insieme del voto scaturì quindi una deputazione ticinese a Berna composta per quasi la metà da volti nuovi. Quanto a Carobbio e Chiesa, la loro elezione agli Stati diede senz’altro slancio ai successivi sviluppi dei rispettivi percorsi: la presidenza dell’UDC nazionale per Chiesa (2020) e l’elezione di Carobbio, lo scorso aprile, al Consiglio di Stato ticinese.

Anna Giacometti, qui nel 2019 ai nostri microfoni dopo la sua elezione in Consiglio nazionale

Anna Giacometti, qui nel 2019 ai nostri microfoni dopo la sua elezione in Consiglio nazionale

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Per molti versi sorprendente fu l’esito delle Federali nei Grigioni. Non certo per l’ulteriore riconferma agli Stati di Stefan Engler e Martin Schmid, ma per i risultati legati al Nazionale. Dopo il ritiro di Silva Semadeni l’alleanza fra socialisti e Verdi consentì ai primi di portare da uno a due i seggi nella deputazione: vennero infatti eletti Sandra Locher Benguerel e Jon Pult, entrambi già granconsiglieri. E a far le spese di quest’alleanza fu l’UDC, che si ritrovò confrontata alla mancata riconferma di Heinz Brand. Rieletti furono invece gli uscenti Magdalena Martullo-Blocher e Martin Candinas, mentre il PBD, sull’onda del suo netto ridimensionamento a livello nazionale, perse il seggio fin lì occupato da Duri Campell. L’italianità in seno alla deputazione fu mantenuta grazie al successo della sindaca di Bregaglia Anna Giacometti, nota da tempo anche a livello nazionale dopo la catastrofe della frana che nel 2017 investì la frazione di Bondo. La sua elezione riportò inoltre il PLR retico al Nazionale dopo un’assenza di 8 anni.

Dal 22 ottobre, si volterà ancora pagina. E chissà quale sarà la direzione indicata dalle urne.

Prossima fermata Berna

Speciale Elezioni 02.10.2023, 21:10

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