I sindaci delle cinque maggiori città ticinesi - Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisio e Chiasso - si sono schierati per il "sì" a favore della tassa sul sacco, in vista del voto del prossimo 21 maggio.
"Diciamo sì perché funziona", ha sottolineato Bruno Arrigoni, sindaco di Chiasso, il primo comune in Ticino a introdurla nel 1994 e che da allora ha visto ridurre il quantitivo di rifiuti urbani del 50%.
Gli ha fatto eco Carlo Croci, che a Mendrisio l’ha introdotta un anno fa: "Siamo passati da 4'600 tonnellate a 3'350. Oltre a ciò constatiamo un cambiamento dei comportamenti negli utenti e una riduzione effettiva dei rifiuti solidi urbani, al di là dell’aumento della differenziata".
A Locarno, dove era stata bocciata alle urne nel 2003, la tassa sarà comunque realtà anche se non dovesse passare quella cantonale: "Un messaggio del Municipio è già pronto, non ha senso rimanere un’isola senza questo sistema contornata da comuni che invece l’hanno già introdotta, anche perché il turismo dei rifiuti si sente, eccome", ha spiegato il sindaco Alain Scherrer.
Il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha sottolineato l’aspetto ambientale: "Saper gestire ciò che non viene consumato è una questione di civiltà".
"Oltre alla civiltà è anche una questione di legalità", ha detto da parte sua il sindaco luganese Marco Borradori. Al suo movimento, quella Lega che ha lanciato il referendum, e a tutti coloro che temono un aumento dei costi risponde che "ci sarà una riduzione dei rifiuti che corrisponde a una diminuzione dei costi, che potrebbe portare anche a una riduzione del moltiplicatore".
Una possibilità, quest’ultima, che con la nuova legge sarà concessa ai comuni, così come quella di concedere sconti a famiglie numerose.
CSI/dielle
CSI 18.00 del 2.5.2017 — il servizio di Amanda Pfaendler
RSI Info 02.05.2017, 19:57
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Piace la tassa sul sacco
Il Quotidiano 02.05.2017, 21:00