La carenza d'acqua in Ticino è preoccupante e visibile a occhio nudo ormai da settimane. Parecchi comuni stanno raccomandando alla popolazione di farne un uso parsimonioso e altri, come per esempio Mendrisio, hanno già vietato l’uso per scopi non domestici. E ora c’è anche chi deve andare a prenderla altrove. In poco tempo, infatti, al cantone sono arrivate una decina di richieste per riattivare pozzi e altre fonti dismesse. “Prima ne ricevevano una o due nell’arco di tre anni: è la prova che la situazione è davvero complicata”, conferma Mauro Veronesi, responsabile dell’Ufficio protezione acque e approvvigionamento idrico.
Uno di questi pozzi si trova a Claro, in zona Tasìn. “La stagione non è ancora terminata, non sappiamo come evolverà e per questo ci siamo portati avanti e abbiamo previsto in caso di necessità di riattivare un pozzo d’emergenza”, spiega Mauro Suà, direttore dell’Azienda multiservizi di Bellinzona. Il pozzo pesca a una quindicina di metri di profondità e potrebbe pompare fino a 300 metri cubi di acqua al giorno degli 850 che servono al quartiere.
Le richieste per la riattivazione di pozzi sono arrivate dalla Vallemaggia all'Alto Vedeggio. Rendere potabile l'acqua dei fiumi o quella dei pozzi usati per bagnare i campi o riscaldare le case non costa di più. Ma questo non significa che debba essere sprecata, come per bagnare i giardini.
“Nel quartiere di Claro abbiamo diramato l’invito a un uso particolarmente parsimonioso dell’acqua e anche grazie a questo la popolazione ha risposto in maniera positiva. – continua Suà – Prevediamo anche per Claro un collegamento a medio termine con il resto della rete idrica, collegamento che era già stato proposto alcuni anni fa, ma l’allora Consiglio comunale l’aveva bocciato”.
Verso acquedotti interconnessi
Anche per far fronte a emergenze come quella attuale, il Cantone punta sull'interconnessione degli acquedotti, così che i comuni possano aiutarsi. Nel Mendrisiotto, per esempio, l'attesa è per l'acquedotto a lago. Il mandato di progettazione è pronto e i lavori si notano già.
Sono anni, spiega ancora Veronesi, “che constatiamo che il Mendrisiotto soffre durante queste crisi idriche. La regione ha sorgenti essenzialmente carsiche, che quindi si esauriscono molto in fretta. I pozzi attuali sono in conflitto con vie di comunicazione o altre attività; l’acquedotto a lago sarà quindi centrale nella politica di approvvigionamento dell’intero distretto”. Tanto quanto il concetto di risparmio idrico in un distretto che lavora, a Rancate, per i pozzi più profondi del Ticino: 130 metri.