"Il Consiglio federale è intervenuto due volte sulla mia vicenda; l'assenza di una strategia per neutralizzare la minaccia nei miei confronti è da ricondurre a motivi politici, ritenuti più importanti dello stato di diritto. Berna non vuole avere problemi con nessuno, ma in realtà è sempre stato un po' così". A parlare è Dick Marty, ex procuratore pubblico, ex consigliere di Stato ticinese, ex consigliere agli Stati e già relatore del Consiglio d'Europa, sotto altissima protezione di polizia in seguito a un piano per assassinarlo che sarebbe stato ordito da elementi deviati dei servizi segreti serbi.
"Ritengo desolante che nessuno dei politici responsabili di queste decisioni abbia voluto darmi una spiegazione", ha sottolineato Marty, mercoledì, ai microfoni della RSI, "sicuramente non si vogliono aggiungere tensioni fra Serbia e Kosovo, nonostante la Svizzera abbia comunque molta influenza su quei territori. Semplicemente Berna non vuole avere problemi con nessuno perché quegli Stati permettono alla Svizzera di essere attiva all'interno delle organizzazioni internazionali, non dimentichiamo che presto ci sarà anche la votazione per concedere o meno alla Svizzera un seggio all'interno del Consiglio di sicurezza dell'ONU".
16 mesi di solitudine: incontro con Dick Marty (3./3)
Millevoci 13.04.2022, 11:05
Contenuto audio
La vicenda
Marty, durante la trasmissione Millevoci di Rete Uno, ha ampiamente ripercorso la vicenda che lo vede protagonista. "Balcani? Sì, Balcani", Dick Marty aveva reagito con questa domanda all'annuncio del comandante della polizia, a dicembre 2020, di dover schierare immediatamente una protezione rigorosa attorno all'abitazione del noto ex procuratore, ex consigliere di Stato e già consigliere agli Stati.
Tutto ebbe inizio nel 1999 quando Dick Marty, su mandato del Consiglio d'europa, fu mandato a stilare un inchiesta sui crimini commessi dal movimento indipendentista UCK (esercito di liberazione del Kosovo) durante la guerra in ex Iugoslavia. L'allora relatore del Consiglio d'Europa, nonostante le numerose difficoltà di avere a che fare con una politica poco disponibile e chiusa, era riuscito a trovare testimoni affidabili, sufficienti ad accusare l'UCK di crimini di guerra tra cui la vendita di organi umani prelevati da prigionieri serbi. Ma il percorso che negli anni ha portato l'ex politico ed ex magistrato ad essere recentemente minacciato e costretto all'isolamento forzato è lungo e non privo di colpi di scena.
Nel novembre 2020, il presidente kosovaro ed ex leader dell'UCK Hashim Thaci, fu arrestato e detenuto all'Aia per rispondere all'accusa di crimini di guerra. "Per qualche motivo la stampa albanese ha iniziato a prendermi di mira e perfino all'interno del Parlamento albanese mi sono state rivolte parole d'odio, nonostante non avessi avuto nulla a che fare con l'arresto", ha spiegato il ticinese, "successivamente però si è scoperto che era un'operazione architettata da alcuni elementi di un gruppo estremista dei servizi segreti serbi che avrebbero poi voluto far cadere la colpa del mio assassinio sul Kosovo".
Solo qualche giorno fa Marty ha deciso di parlare alla stampa della vicenda: "Ho parlato solo ora perché sono stato rispettoso, forse troppo, dell'autorità giudiziaria federale, la pressione sulla mia famiglia e in particolare sui miei nipoti era troppa, con questo gesto voglio anche smascherare il disegno criminale che altrimenti avrebbe goduto del silenzio, della possibilità di muoversi nell'ombra e di creare sorpresa".
"Non bisogna avere paura del rumore dei cattivi, ma del silenzio degli onesti", ha concluso Dick Marty, citando Martin Luther King.
Dick Marty sotto scorta, le reazioni
Telegiornale 11.04.2022, 22:00