Gli ultimi sette giorni in Mesolcina hanno lasciato un segno profondo nelle persone coinvolte. Si parla “shock post alluvione” e i sintomi sono numerosi: “Ansia, paura, distacco emotivo e disturbi del sonno. “Disturbi che, se persistono, possono creare un forte malessere da trattare”, spiega Renzo Rigotti, direttore sanitario del servizio ambulanze del Moesano. Il servizio assiste psicologicamente non solo la popolazione locale, ma anche chi ha prestato soccorso.
A partire da sabato 22 giugno si è attivato anche il Care Team Ticino. Si tratta di un servizio cantonale che interviene nelle emergenze, su richiesta della polizia e dei servizi di ambulanza, offrendo supporto alle vittime di fatti traumatici.
Nel frattempo, continua la ricerca dell’ultimo disperso, un uomo di 57 anni la cui casa è stata travolta dalla frana a Sorte. Le ricerche sono proseguite lungo il fiume Moesa, fino alla confluenza nel Ticino e poi al lago di Locarno, grazie anche al supporto della polizia lacuale. L’emergenza è rientrata, ma il territorio rimane segnato, come dopo le devastazioni del 1978. “Questi momenti ci fanno rendere conto di quanto siamo vulnerabili, ma in realtà lo siamo sempre”, conclude Rigotti.