Ticino e Grigioni

Minacce alla Commercio, i timori dei docenti 

Le intimidazioni alla docente riguardavano sua figlia e tra gli insegnanti c’è chi teme di ritrovarsi l’allievo sui banchi a settembre – L’intervista a Emanuele Berger: “Paure da considerare”

  • 14 giugno 2024, 19:02
  • 14 giugno 2024, 19:02
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Ticino: minacce alla Commercio e tutela dei docenti

SEIDISERA 14.06.2024, 18:26

  • ©Keystone - ATS Ti-Press, Alessandro Crinari
Di: SEIDISERA-Lara/RSI Info 

Dopo il caso delle minacce a una docente della Commercio di Bellinzona da parte di un suo allievo 15enne armato di pistola - poi rivelatasi finta - nella scuola si sta cercando di supportare anche i docenti, con dei momenti di debriefing per aiutarli ad elaborare l’accaduto. Uno di questi si è tenuto lunedì scorso e ha visto sollevare timori da parte di alcuni insegnanti all’idea di dover accogliere in aula il giovane a settembre.

SEIDISERA ne ha parlato con il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger, che ha premesso di non potersi esprimere su questioni che entrano nella sfera privata delle persone. Ad ogni modo quello di lunedì è stato un incontro facoltativo con direzione e mediatore, al quale ha partecipato solo una parte ridotta del corpo insegnante. I timori espressi da alcuni docenti sono forse stati acuiti anche dal fatto che le minacce, si è appreso, sono state sì espresse alla docente, ma riguardavano sua figlia. Su questo aspetto la Magistratura dei minorenni - da noi contattata - non ha commenti da fare. L’inchiesta è in corso per chiarire dinamica, responsabilità e le motivazioni alla base del gesto.

C’è poi un altro aspetto: in questi giorni si stanno tenendo i consigli di classe e la direzione della scuola, informando per iscritto gli insegnanti subito dopo i fatti sull’avvenuta sospensione dei due giovani sino a fine anno, ha invitato i docenti a far capo alle note dell’anno scolastico per assegnare i voti finali. Come dire: tenete conto solo di quelle e non di quanto accaduto.

Emanuele Berger, una promozione potrebbe dunque entrare in linea di conto, in casi come questo?

“A livello generale la promozione è qualche cosa che è dettata prima di tutto dal profitto dell’allievo, per cui se uno studente ha un buon profitto è promosso. La promozione non è qualche cosa legata direttamente al comportamento. Si seguono i principi generali a prescindere dalla situazione”.

Dopo un episodio grave, che può suscitare emozioni di paura e sconcerto - timori anche comprensibili -, se un docente afferma di non sentirsela più di avere in classe quell’allievo, se ne tiene conto? E fino a che punto è possibile?

“Io penso che in situazioni del genere, al di là delle norme, in ogni istituto quello che conta è l’ascolto di tutte le parti. Questo vale in una situazione del genere, ma vale anche in tutte le altre, per cui le direzioni, quando formano le classi, i consigli di classe, ecc. sono sempre molto attente anche alle esigenze dei docenti, alle paure. Ci mancherebbe quindi che vengano imposte situazioni scomode o disagevoli in un caso come questo… Qualsiasi siano le decisioni che ci saranno da prendere, dall’istituto o dalla famiglia che sia, sicuramente verranno tenute in considerazione tutte le sensibilità per il bene collettivo”.

Che cosa si sente di rispondere a un docente che potrebbe sentirsi poco considerato come vittima? In merito recentemente su un quotidiano è uscita anche un’opinione scritta proprio da un insegnante

“Sinceramente non ho questa impressione. Penso che il docente si riferisse magari a dei discorsi che sono stati fatti da molte persone, da molti operatori sul disagio in generale. Non è che parlare del disagio dei giovani, che è una realtà che constatiamo parecchio, significhi non considerare che questo disagio si può poi tradurre in atti che sono assolutamente deprecabili e che possono colpire delle persone, in questo caso i docenti, che vanno quindi sostenuti e aiutati considerando tutte le parti”. 

Emanuele Berger, ancora una considerazione a livello personale: noi abbiamo saputo che le minacce erano rivolte sì alla docente, ma in realtà riguardavano sua figlia. Lei si sente di capire queste paure, la rabbia o lo scoramento che alcuni docenti - magari anche loro genitori - provano, quando si dice che ‘il giovane ha chiesto scusa’ o che ‘l’arma era finta’?

“Certamente capisco, tengo anche a ricordare che secondo la nostra legge la scuola educa alla pace e certamente la violenza è esclusa dalla pace. Personalmente sono pertanto molto sensibile nei confronti della violenza anche solo verbale… Se quindi mi chiede un’opinione personale, posso dire che c’è la massima comprensione, direi anche empatia, verso chi si è trovato in situazioni così difficili”.

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