Vivono nell’ombra nelle case di chi assistono. Erano maestre, operaie, casalinghe. C’è chi addirittura ha una laurea. Moltissime vengono dall’Est. Sono le badanti. In Ticino sono circa 600 quelle “ufficiali”, ma è una professione che spesso si svolge anche in nero. E illuminate dall’occhio di bue del Teatro Sociale, grazie alla pièce “Natasha ha preso il bus”, il loro ruolo esce dal buio della loro esistenza il più delle volte sconosciuta.
Da stasera a Bellinzona vanno in scena le storie, le riflessioni e le emozioni di badanti raccolte dalla scrittrice e giornalista bleniese Sara Rossi Guidicelli. Un monologo dell’attrice di origine rumena Iona Butu, accompagnato dalle melodie della fisarmonica di Daniele Dell’Agnola. Un’opera che permette di illuminare una realtà di assistenza alla terza età sempre più importante e urgente nella Svizzera italiana. È vero il lavoro di badante negli anni ha acquisito maggiore dignità. Oggi c’è un corso di formazione e un contratto normale di lavoro a livello cantonale - che prevede uno salario minimo di 18 franchi e 90 all'ora per un massimo di 50 ore settimanali. Ma le badanti - e i sindacati - si aspettano di più: il contratto collettivo. Un riconoscimento atteso da chi “molla tutto” e si prende cura dei nostri cari.
Badanti, lo spettacolo e la testimonianza
RSI Info 08.11.2018, 18:03
Cuore di badante
Il Quotidiano 08.11.2018, 20:00