La campagna di vaccinazione prende ufficialmente il via lunedì in Svizzera, ma non senza alcune polemiche legate alle tempistiche e al numero (secondo alcuni troppo esiguo) di dosi disponibili. "Quello che è importante è partire bene con i preparativi adeguati, come è stato per questo cantone e per tutta la Confederazione", commenta Alessandro Ceschi, direttore dell'Istituto di scienze farmacologiche dell'EOC e membro della Task force nazionale, ai microfoni del Radiogiornale, precisando che quando sarà possibile, egli stesso si farà vaccinare ("Certo, quando sarà il mio turno non esiterò", ha detto).
"È chiaro che la strategia svizzera di approvvigionamento del vaccino, se paragonata a quella di altri Paesi, non è stata la più aggressiva e questo lo si vede ora nel riscontro del numero di dosi di cui possiamo disporre rispetto ad altri", conferma. Al momento, Swissmedic ha concesso l'autorizzazione unicamente a quello sviluppato da Pfizer/BioNTech, di cui la Confederazione si è assicurata una fornitura di 3 milioni di dosi, sufficienti per 1,5 milioni di persone. Il contratto più importante è quello siglato con Moderna per 7,5 milioni di dosi. Il via libera da parte di Swissmedic sarebbe atteso a breve. "Posso confermare che i lavori di valutazione procedono a ritmo intenso e che una decisione è attesa nei prossimi giorni", dichiara Ceschi.
Per quanto riguarda la protezione, il direttore dell'Istituto scienze farmacologiche EOC spiega che "al momento non è completamente noto se il vaccino avrà un effetto anche nell’interruzione della trasmissibilità del virus, quindi in questa prima fase sarà importante continuare ad applicare le misure di prevenzione e distanziamento sociale". Ceschi ricorda anche che coloro che coloro che si sono già ammalati di Covid non hanno la priorità nell'accesso al vaccino, dal momento che si suppone che abbiano un'immunizzazione di circa tre mesi dalla malattia.