A quasi tre anni dal voto del Consiglio comunale di Lugano che sancì lo stanziamento di 102 milioni di franchi quale partecipazione alla realizzazione della seconda fase del piano dei trasporti e del programma di agglomerato del Luganese, il Tribunale amministrativo cantonale ha detto negli scorsi giorni che quel credito non è referendabile.
E non lo è perché la spesa - pur essendo qualificabile come un investimento - assumerà carattere effettivo solo quando gli interventi si concretizzeranno. Inoltre - e sembra questa una novità - se referendum sarà, dovrà essere di respiro cantonale e non comunale, perché il credito quadro è faccenda del Gran Consiglio.
Il secondo Piano di agglomerato contempla le più importanti opere da realizzare nel distretto nei prossimi 20 anni, tra cui la prima tratta del nuovo tram-treno. A Lugano il referendum contro i 102 milioni di franchi era già stato lanciato e definito riuscito nel 2015. Se ne fecero promotori la sinistra e i Verdi, secondo cui il cosiddetto PAL2 porta con sé uno squilibrio tra le opere stradali e quelle a favore della mobilità sostenibile. Paolo Sanvido, ex granconsigliere della Lega, interpose ricorso contro il referendum sostenendo invece che non tutte le spese sono soggette al giudizio popolare. Il Governo gli diede ragione. Il TRAM ora ha fatto lo stesso. Sinistra e Verdi valuteranno l'eventualità di un ricorso al Tribunale federale.
CSI