Il Movimento Per il Socialismo (MPS) non si arrende e non molla la presa sulle pensioni dei membri del Consiglio di Stato. Infatti, ha segnalato nei giorni scorsi al Ministero pubblico sei deputati che si sono occupati della questione e che secondo la formazione politica avrebbero celato al resto del Gran Consiglio informazioni fondamentali come le conclusioni di una perizia giuridica da loro commissionata.
La perizia risalente al settembre scorso ed elaborata dal consulente giuridico del Parlamento ticinese su incarico della Sottocommissione finanze sottolineava come la rendita annua di 20'000 franchi destinata agli ex consiglieri di Stato non poggiasse "su una sufficiente base legale".
Matteo Pronzini, parlamentare MPS, ha del resto evidenziato martedì che il movimento continua a chiedere "una restituzione per quelle che sono le rendite già pagate" e ha ricordato come per anni appunto "si sono autoversate delle rendite, senza base legale", rendite che a suo avviso vanno bloccate in ottica futura.
La perizia sottolineava anche come il contributo sostitutivo AVS/AI erogato agli ex ministri ticinesi sia pure incompatibile con le normative sancite dal Regolamento di previdenza. Mentre in merito alla insufficiente base legale si tratta di un’esigenza che, scrive l’MPS, "si fonda su un principio generale del diritto pubblico" che è ulteriormente rimarcato dalla Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato.
Pensioni dei ministri sotto attacco
Il Quotidiano 12.02.2019, 20:00