Un nuovo piano energetico e climatico cantonale: è quello che presentato oggi in Ticino e che definisce gli obiettivi fino al 2050. Un piano che punta a un Ticino indipendente energeticamente, neutrale dal profilo climatico e pronto agli stessi cambiamenti climatici.
E che il clima stia cambia lo si dice da decenni e adesso lo si sente concretamente. Lo si sente soprattutto in alcune regioni, tra cui l'arco alpino, dove il riscaldamento medio è più forte che altrove. Su questa questione e per commentare il piano ticinese (il cosiddetto PECC), SEIDISERA ha intervistato Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico. Trovo la strategia (del PECC, ndr.) molto ragionevole, coerente con quello che stanno facendo vari Paesi nell’arco alpino. – afferma l’esperto – Sono strategie che seppur con sfumature diverse si operano i Francia, in Austria e in Italia. Penso che questa sia la strada, coerente anche con il “Green Deal” dall’Unione europea. Cambiano forse le percentuali e gli anni di raggiungimento di un certo obiettivo: ma si tratta di dati sulla carta, l’importante è mettersi al lavoro per installare le infrastrutture necessarie alla produzione di energia rinnovabile”.
Quello che è stato iscritto nel piano, continua il climatologo, “mi sembra corretto: il rialzo delle dighe è un buon investimento che non va a incidere su altre zone di montagna intatte, ma aumenta la capacità delle dighe esistente, laddove si può. Inoltre, per quanto riguarda il fotovoltaico, il sole splende gratuitamente per tutti…”
E in merito ai costi? “Non ho particolari preoccupazioni: i soldi che si spendono per le rinnovabili e la decarbonizzazione sono un grande investimento che ci offrirà indipendenza energetica e almeno in parte la soluzione ai problemi climatici”.
“Chi ha i mezzi deve dare l’esempio”
Il cambiamento climatico è un problema globale, mentre qui si sta parlando di un piano cantonale. Altri Cantoni ne hanno allestito uno: questo aiuta concretamente? “Tutti dobbiamo fare la nostra parte – afferma Mercalli – È chiaro che se uno guarda i numeri del Cantone rispetto all’intero pianeta e alle difficoltà di portare strategie di questo genere condivise tra paesi ricchi e poveri, nord e sud del mondo, le tonnellate di CO2 che andranno perse in Ticino non cambieranno la situazione rispetto ai miliardi di tonnellate che finiscono nell’atmosfera, ma abbiamo bisogno di esempi: è importante che chi ha i mezzi faccia avanguardia per fornire anche agli altri un traino, un esempio per andare avanti. Ovvio, tuttavia, che le normative internazionale sono e saranno importanti per dirigere gli investimenti”. Il clima, prosegue Mercalli, “cambia in tutto il mondo: quindi o determinate scelte andranno fatte a livello internazionale, o l’aumento della temperatura andrà fuori controllo nei prossimi decenni”.
E nell’arco alpino, dove il clima cambia più rapidamente, quanto siamo nei guai? “Due gradi in più in media nell’arco alpino, 1.7 in Ticino, sono valori coerenti. I nostri ghiacciai se ne vanno in modo accelerato; c’è meno neve per il turismo alpino, meno acqua… Sono tutti problemi nei quali siamo immersi e la zona Europea e del Mediterraneo vengono chiamate hotspot climatici proprio perché da noi l’aumento della temperatura è pressoché doppio rispetto a quello medio globale per ragioni locali”, conclude l’esperto.