Tre procedure disciplinari sono state aperte dal Consiglio della magistratura (CdM): due nei confronti dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, a seguito della segnalazione dei loro tre colleghi del Tribunale penale cantonale, e una nei confronti del giudice Mauro Ermani, a seguito dei fatti segnalati da una segretaria dello stesso TPC alla Sezione delle risorse umane. L’istruzione delle tre procedure disciplinari “è stata immediatamente avviata”.
Ne ha dato notizia martedì pomeriggio lo stesso CdM, in una nota dove si sottolinea che l’organo di sorveglianza “lavora da mesi sulla situazione complessa e preoccupante venutasi a creare in seno al Tribunale penale cantonale”.
Altri tre fascicoli sono stati aperti d’ufficio, come da prassi, appena il CdM è stato informato della denuncia/querela penale dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti nei confronti dei colleghi Mauro Ermani, Marco Villa e Amos Pagnamenta. In questo caso, prosegue il comunicato, “l’eventuale apertura di procedure disciplinari per i fatti ivi denunciati avverrà non prima che il CdM avrà preso conoscenza del contenuto della denuncia/querela, della quale è già stata richiesta copia al Procuratore pubblico straordinario”.
Una precisazione ulteriore viene fornita a proposito del messaggio WhatsApp, che “sarebbe stato inviato dal giudice Ermani a una segretaria”. Il messaggio (che contiene la nota immagine sconcia, ndr) è stato ricevuto dal CdM il 27 giugno 2024 quale complemento della segnalazione nei suoi confronti sopra menzionata; stante la sua potenziale rilevanza disciplinare (a causa dell’immagine contenuta), esso è stato trasmesso il giorno stesso al giudice Ermani, per osservazioni”. Il CdM ha invece reputato di non dover trasmettere l’immagine al Ministero pubblico, “avendo escluso che il suo invio potesse configurare un qualsiasi reato penale perseguibile d’ufficio a carico del magistrato”.
Il CdM sostiene che “al momento attuale non sono date le condizioni, ai sensi della legge, per una sospensione di alcuno dei magistrati segnalati”.
I giudici coinvolti restano dunque in sella, ma continueranno a lavorare da separati in casa. Lo riferisce lo stesso CdM che dice di aver preso “favorevolmente atto della decisione del 26 agosto della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello di disporre con effetto immediato due differenti collocazioni logistiche all’interno del Palazzo di giustizia dei giudici coinvolti e dei rispettivi collaboratori”.
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