Ramosch è un piccolo paese in Bassa Engadina, che fa parte del comune di Valsot. La percentuale di abitazioni secondarie qui supera di gran lunga il 20% e stando alla legge entrata in vigore nel 2016 - dopo che nel 2012 il popolo accettò un'iniziativa popolare - non se ne potrebbero più costruire. Eppure il numero di questi edifici è cresciuto negli ultimi due anni. Uno sviluppo che non piace al sindaco Victor Peer.
“Non vogliamo così tante abitazioni secondarie nel nostro comune. – spiega alla RSI – Il paese è vivo solo in alcuni periodi, ad esempio a Natale o al primo d’agosto. Un comune deve vivere tutto l’anno”.
Ma com’è possibile che le seconde abitazioni aumentino, se la legge ne vieta la costruzione? “Le abitazioni realizzate in virtù del diritto anteriore, ossia quelle abitazioni già esistenti al tempo dell’iniziativa, non si sapeva se fossero primarie o secondarie. – Damian Jerjen, presidente di EspaceSuisse – Il loro utilizzo non è quindi limitato”.
I fienili di Ramosch possono essere così trasformati comunque in nuove case di vacanza, peraltro diventate ancora più gettonate durante la pandemia. Uno svantaggio per le persone del posto, che non trovano più spazi abitabili finanziariamente accessibili. Tutto ciò rafforza un problema noto nelle zone di periferia: lo spopolamento.
“Il rischio di costruire una casa primaria per una famiglia è molto elevato, perché l’utilizzo rimane limitato. – puntualizza Jerjen – Se costruisco ad esempio un nuovo edificio a Goms o in Engadina corro il pericolo che se dovessi andare via per motivi professionali, difficilmente riuscirei a vendere”.
I cantoni e i comuni hanno a disposizione delle misure per invertire questa tendenza. A Ramosch la via scelta è la modifica della pianificazione territoriale. “Chi vive e chi ha qui le proprie radici, deve pensare che ci sono giovani che vorrebbero crescere la propria famiglia in questa regione. – spiega il sindaco Peer – Spero ci sia comprensione e si vendano le abitazioni ad un prezzo più accessibile”.