L’inchiesta sui ponteggi va completata. A dirlo è il Tribunale penale cantonale, che nei giorni scorsi ha rinviato l’incarto al Ministero pubblico. La procura ipotizza malversazioni per 15,6 milioni di franchi. Soldi che l’impresario avrebbe sottratto, tra il 2011 e il 2017, alle sue società di Camorino. Solo dalle casse della M+M Ponteggi (poi fallita) sarebbero usciti quasi 13 milioni.
Ma i dati contenuti nell’atto d’accusa – ha ritenuto il giudice Amos Pagnamenta – non sono sorretti da una documentazione sufficiente. Occorre allestire una vera e propria perizia contabile, che ricostruisca nei dettagli i flussi finanziari.
La decisione non è stata priva di conseguenze. I difensori del 43enne kosovaro, Marilisa Scilanga ed Edy Meli, hanno infatti subito chiesto la scarcerazione del loro cliente, che la giudice dei provvedimenti Claudia Solcà ha accolto. Dopo quasi un anno dall’arresto, disposto il 15 febbraio del 2017, l’imprenditore è dunque tornato a piede libero.
Questo non significa ovviamente che le accuse a suo carico siano cadute. L’elenco è lunghissimo. Si va dal riciclaggio all’amministrazione infedele aggravata, dai reati fallimentari al mancato pagamento di tasse e oneri sociali. Senza dimenticare, oltre alle minacce proferite nel 2016 (con tanto di pistola puntata alla tempia), il famoso capitolo dei permessi. Il 43enne – sostiene il procuratore pubblico Antonio Perugini – avrebbe sfruttato tra i 10 e i 20 operai stranieri. L’uomo si professa innocente su tutta la linea.
Francesco Lepori