Il Cantone ha inviato giovedì una lettera a tutti i comuni del Ticino allo scopo di chiarire importanti dettagli tecnici relativi alla nuova regolamentazione sull’affitto turistico di seconde case: un passo per aiutare gli enti tenuti a sostenere i cittadini. Secondo la nuova normativa, introdotta quest’anno, i proprietari sono tenuti a dichiarare un cambio di destinazione se l’abitazione viene affittata a terzi per più di 90 giorni all’anno. In passato, questa modifica non era concessa per le proprietà situate al di fuori delle zone edificabili - le proprietà “fuori zona” - come spesso è il caso dei caratteristici rustici ticinesi.
Il direttore della Divisione dell’Economia, Stefano Rizzi, ha spiegato che in Ticino si sta esplorando la possibilità di concedere licenze edilizie per affitti turistici a breve termine nelle aree al di fuori delle zone edificabili. Questo potrebbe avvenire se tale pratica contribuisse alla conservazione dei rustici, considerati elementi caratteristici del paesaggio. Il Cantone sta impegnandosi a seguire il master plan, incluso il supporto allo sviluppo economico delle regioni periferiche.
Tuttavia, ci sono state preoccupazioni sollevate da enti locali e organizzazioni turistiche regionali, come l’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia e le organizzazioni turistiche regionali del Locarnese e di Bellinzona e Valli. Inizialmente, sembrava che non ci fossero sufficienti garanzie per tranquillizzare le parti interessate. Tuttavia, “la comunicazione di giovedì ha aperto la possibilità di allentare le regole, il che sembra soddisfare alcune parti coinvolte”, ha affermato Juri Clericetti, direttore OTR Bellinzona e Valli.
L’eventuale allentamento delle misure sembra essere ben accolto da Aron Piezzi, deputato del PLR, che aveva presentato un’interrogazione parlamentare sul tema insieme a un collega di partito il giugno scorso. Tuttavia, per le proprietà al di fuori delle zone edificabili, è importante evitare ulteriori complicazioni burocratiche per gli alloggi turistici con soggiorni inferiori a 90 giorni. Piezzi suggerisce che un approccio unito tra Consiglio di Stato, deputazione e Ticino possa portare a un dialogo efficace con Berna per far valere le ragioni del cantone.
In merito ai 90 giorni il presidente dell’associazione Case e appartamenti di vacanze Andrea Censi ha spiegato che non c’è stato un aumento del limite, come inizialmente richiesto. Ciò che conta però è che ora non è necessario un cambio di destinazione da residenziale a commerciale, come alcuni comuni avevano erroneamente richiesto in passato. Attualmente, ci sono più di 2’000 strutture abilitate all’operazione nel Cantone Ticino, con circa 8.000 posti letto in totale. Rimangono 2’000 strutture in attesa di una risposta dai comuni, che ora saranno in grado di rilasciare licenze edilizie. Questo comporterà un notevole lavoro per i comuni e gli uffici tecnici nei prossimi mesi.