Ticino e Grigioni

Tedesco già in prima media? Docenti scettici e risentiti

Il Gran Consiglio discuterà a breve la proposta ma nel frattempo gli insegnanti lamentano di non essere mai stati consultati sulla questione

  • 8 marzo 2023, 20:46
  • Ieri, 17:36
Di: Quotidiano/Red.MM 

La prossima settimana il Gran Consiglio ticinese tornerà a discutere dell'insegnamento della lingua tedesca a scuola. E nel dibattito ad alzare la mano per intervenire sono i docenti, piuttosto risentiti di non essere stati finora consultati.

Circa un migliaio di loro ha risposto al sondaggio promosso dal sindacato VPOD e quasi il 60% dice "No, non sono d'accordo ad introdurre due ore di tedesco in prima media". Del 40% che invece è d'accordo, i due terzi lo farebbero sottraendo ore di insegnamento ad altre materie, piuttosto che prolungando a 35 ore settimanali l'orario scolastico degli allievi.

Adriano Merlini, del sindacato docenti VPOD spiega alla RSI: “L’anticipo del tedesco in prima media comporterebbe un sovraccarico della griglia oraria, già oggi gli studenti devono confrontarsi con 10-11 discipline fino a 33 ore settimanali. Aggiungere 2 ore vorrebbe dire andare a caricarli parecchio, con una materia difficile e già ora parecchio selettiva all’interno della scuola media”.

Ma non basta. Ad esprimersi contro la proposta c’è pure il sindacato docenti dell'OCST, che si dice preoccupato anche per altri motivi. “Ci sono anche questioni puntuali, come l’assenza di un numero sufficiente di docenti formati: è un problema che si propone anche per la codocenza per il superamento dei livelli e che in questo modo (con l’introduzione di due ore di tedesco già in prima media, ndr.) verrebbe ulteriormente acuito. Quindi non siamo pregiudizialmente contrari, ma riteniamo che ci voglia un iter con tempi e condizioni che attualmente non sono date”, spiega il sindacalista Gianluca D’Ettorre.

Ma al di là dalle questioni pratiche, per entrambi i sindacati ad indignare è la procedura parlamentare sul tema. Oltre a non consultare i diretti interessati, la cosa più grave sostengono, è che “la politica agisce di nuovo senza una visione d'insieme”.

“Basti vedere quello che succede per l’insegnamento delle lingue: ci sono formule le più disparate – prosegue D’Ettore – Il francese si inizia alle elementari a classe completa, poi si continua alle medie per due anni, poi ci sono le opzioni; per il tedesco prima si iniziava con la classe unita, poi si è andati con i gruppi ridotti, poi i livelli e ora la codocenza; con l’inglese i gruppi effettivi poi i gruppi ridotti: non si capisce più quali tasti del pianoforte suonare”.

Per Adriano Merlini del VPOD, “il mondo della politica ci ha abituato negli ultimi anni a prendere decisioni senza consultare il mondo della scuola e questo ha fatto sì che ci fosse un carico continuo di onere sia per glia allievi sia per i docenti. Si potrebbe ripensare l’intero programma della scuola dell’obbligo, ma questo implicherebbe una riflessione approfondita sugli obiettivi finali che si vogliono raggiungere. E questa discussione dovrebbe coinvolgere tutti gli attori della scuola: in primis i docenti, ma anche gli studenti e i genitori”.

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