Un giornalista chiede all’amministrazione del canton Ticino di poter ottenere una serie di documenti. Vuole sapere come spendono i soldi i vari dipartimenti e le organizzazioni sussidiate dallo Stato. L’autorità all’inizio si rifiuta. Per vedersi data ragione e ottenere la possibilità di consultare gli atti il giornalista deve attendere due anni. Per farlo però il cantone gli invia una fattura che sarebbe salata per tutti: 488 franchi.
Una granconsigliera chiede al Governo se è vero che la polizia cantonale ticinese ha omesso parte della documentazione chiesta dal Ministero pubblico per indagare sulla demolizione dell’ex Macello di Lugano. Il Consiglio di Stato non risponde e le tira le orecchie: “lnvitiamo i deputati a non fomentare ulteriori speculazioni basate su fonti non verificate”.
Una granconsigliera, che è anche avvocata, presenta con un collega una mozione per far sì che il cantone pubblichi online, in modo sistematico, le sentenze dei tribunali. Governo e Parlamento approvano la proposta e ammettono che la situazione è problematica. Ma a due anni di distanza poco sembra essere cambiato: “E per noi avvocati – ha spiegato alla RSI– significa non avere mai la certezza di riuscire a trovare l’ultima sentenza. Quella che ha fatto giurisprudenza. Questo è un problema anche per il cittadino. Sono preoccupata”.
Sono tre esempi – reali - che permettono alla RSI di approfondire un tema sempre più importante: quello della trasparenza dello Stato. Trasparenza che, per legge, riguarda tutti i livelli: quello comunale, quello cantonale e quello federale. E che riguarda anche tutti gli ambiti istituzionali: dall’amministrazione alla giustizia, dalla politica alla necessità di informare l’opinione pubblica.
Un tema importante perché permette di esercitare una certa forma di controllo verso lo Stato. “E questo – spiega alla RSI il professor Jean-Patrick Villeneuve dell’Università della Svizzera italiana, considerato uno dei massimi esperti nel campo – serve anche in definitiva ad accrescere la fiducia nei confronti dello Stato”. Già, perché la logica della trasparenza – continua Villeneuve – vuole che chiunque possa chiedere un documento o fare una domanda allo Stato.
“Non importa che sia un giornalista, uno studioso o un normale cittadino”. E il fatto stesso che esistano documenti pubblici (pubblicamente consultabili) può rappresentare un mezzo di dissuasione. Un modo per limitare sprechi e abusi. “Faccio un esempio”, continua Villeneuve. “Pensiamo a quelle regioni in cui tutte le spese con soldi pubblici sono rese note. Pensiamo a un politico o a un funzionario in viaggio. È possibile che, sapendo appunto che quell’informazione è pubblica, sceglierà una soluzione meno costosa e non un hotel di lusso”.
Ma il Ticino, chiediamo subito, è in ritardo? “Secondo me è sulla strada giusta”, risponde il professore. Anche perché ci sono realtà che hanno sì puntato molto sulla trasparenza ma che, nel contempo, hanno anche trovato modi fantasiosi per aggirarla. “Non è facile per nessuno, anche perché la trasparenza costa. Il sistema federalista però ha dei vantaggi: si può osservare quel che fanno a Zurigo, a Losanna, a Ginevra o a Coira e tentare di trovare un sistema che funziona”. Un Ticino sulla strada giusta dunque, secondo il professore. Ma anche un Ticino – e lo dimostrano i casi di cui parleremo sotto – che di strada da fare ne ha ancora parecchia.
Quasi 500 franchi per ricevere dei documenti
Ci sono voluti due anni e parecchio impegno al giornalista del mensile Area Federico Franchini per ottenere i rapporti del Controllo cantonale delle finanze, l’organo che verifica e certifica come spendono i soldi le unità amministrative del cantone: l’ufficio migrazione, il Ministero pubblico, la polizia, ad esempio o a enti esterni che sono sussidiati dall’ente pubblico come l’Università della Svizzera italiana o il Festival internazionale del film di Locarno.

Trasparenza statale: Ticino senza veli
SEIDISERA 04.02.2025, 18:00
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Eppure, per la Commissione cantonale per la protezione dei dati e la trasparenza la richiesta del giornalista era “di interesse pubblico volto a garantire la libera formazione dell’opinione pubblica e a favorire la partecipazione alla vita pubblica dell’amministrazione”. E poi c’era una giurisprudenza favorevole. E allora, dove sta il problema? Manca cultura della trasparenza?
Per il professor Villeneuve che menzionavamo in apertura la trasparenza è un processo che richiede del tempo e molte domande da parte di cittadini e giornalisti. Ed effettivamente la Cancelleria dello Stato ha dichiarato alla RSI che dopo le domande di Area (e le decisioni della Commissione preposta) sta pensando di pubblicare, in modo proattivo, i rapporti del Controllo cantonale delle finanze. Speriamo.
Deputati a cui il Governo tira le orecchie
Domanda: “Qual è la ragione per cui la Polizia cantonale ha annerito parte della documentazione richiesta dal Ministero pubblico?” Come valuta il Consiglio di Stato l’operato della Polizia cantonale? Risposta: “il Consiglio di Stato non può esprimersi perché c’è un’inchiesta penale in corso e invita i deputati a non fomentare ulteriori speculazioni basate su fonti non verificate e che presumibilmente violano il segreto d’inchiesta”.
Una non risposta che è una tendenza che si riscontra sempre di più, in Ticino, quando il Governo viene interpellato da politici e giornalisti su casi “grossi”, quelli che sono al centro del dibattuto pubblico in quel momento. Una non risposta che ha colpito la giovane deputata socialista Tessa Prati tanto da farle “mettere in dubbio il motivo” per cui è entrata in politica. Anche perché lei voleva solo “assicurarsi che l’operato del Consiglio di Stato sia volto principalmente al benessere della popolazione”.

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Insomma, per Tessa Prati questo modo di fare del Governo è problematico, soprattutto se non fa seguito a una richiesta del ministero pubblico. Per finire scopriamo che questa prassi sta diventando problematica anche per lo stesso Consiglio di Stato che spesso “vorrebbe dire di più”. Lo ha confermato alla RSI il cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri. Anche perché, aggiungiamo noi, una comunicazione trasparente e tempestiva evita speculazioni e narrazioni alternative. Il Governo sta quindi facendo degli approfondimenti giuridici per capire se può modificare il suo modo di (non) comunicare. Speriamo.
Se le sentenze (ancora) non si trovano online
“Soprattutto i giornalisti ci dicono spesso che sono molto soddisfatti di come lavorano i tribunali del canton Zurigo. La nostra banca dati è molto utilizzata anche dagli avvocati. Anche gli studenti apprezzano molto di poter accedere alle sentenze e spesso partecipano alle udienze.” Parola di Sabina Motta responsabile della comunicazione dei Tribunali del canton Zurigo. L’abbiamo interpellata per darci la misura di cosa vuol dire una pubblicità (seppur perfettibile) della giustizia.
In Ticino invece il sito sentenze.ti.ch va a singhiozzo, non si capisce quali decisioni vengono pubblicate e quali no, e per capire cosa aspettarsi da un processo pubblico bisogna fare un giro di telefonate fra gli avvocati. Il Consiglio di Stato e poi il Parlamento hanno confermato che è urgente intervenire eppure a due anni di distanza nulla sembra essere cambiato. Una situazione che è “fonte di preoccupazione” per la deputata Sabrina Aldi, che (con Fiorenzo Dadò) aveva firmato la mozione all’origine della procedura.
SEIDISERA del 06.02.2025: Trasparenza statale: Ticino senza veli
RSI Info 06.02.2025, 20:25
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Una buona notizia (anche se è solo l’inizio) arriva dalla direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti che dice di “capire la deputata”. Andreotti è incaricata di implementare l’operazione trasparenza della giustizia ticinese. In autunno – ha dichiarato alla RSI – intende sottoporre a giudici e magistrati il nuovo sistema di anonimizzazione delle sentenze tramite l’intelligenza artificiale. Un primo passo verso la revisione totale del sito sentenze.ti.ch. Speriamo.

L’esperto: “Aumentare la fiducia nello Stato”
La trasparenza non appartiene necessariamente, e lo conferma anche il professor Villeneuve, al tradizionale modo di pensare delle amministrazioni pubbliche. In definitiva però è importante per aumentare la fiducia che i cittadini possono avere nei confronti dello Stato. “Le aspettative dei cittadini sono sempre più alte. Se le amministrazioni nascondono qualcosa, anche qualcosa di non compromettente, c’è immediatamente il rischio che così facendo si generino supposizioni, speculazioni o fake news. Mostrare le cose è più facile. Evita questo tipo di discussione. Essere più trasparenti è meglio. È più efficace.
La legge sulla trasparenza
In Ticino nel 2011 è stata introdotta la LIT, la Legge sulla trasparenza. Rappresenta, in estrema sintesi, il primo passo in un percorso di apertura dell’informazione ai cittadini. La LIT ha lo scopo di garantire la libera formazione dell’opinione pubblica e favorire la partecipazione del cittadino, promovendo la trasparenza sui compiti, l’organizzazione e l’attività dello Stato.
La LIT si applica al Cantone, ai Comuni, a enti e corporazioni di diritto pubblico, società private a partecipazione statale maggioritaria, organismi incaricati di compiti pubblici.
A livello federale la questione trasparenza è invece regolata dalla Legge federale sul principio di trasparenza dell’amministrazione.