Berna deve tenere conto della "nostra realtà, vicino a quella italiana", che dal 4 maggio prevede di fare passi verso una fase 2 (la parziale uscita dal lockdown) "proprio la settimana in cui dovrebbe prendere fine il regime speciale". Così il consigliere di Stato Manuele Bertoli ai microfoni della RSI, a Modem, mercoledì mattina, ha spiegato le ragioni che hanno indotto il Governo cantonale a chiedere un'ulteriore proroga della finestra di crisi. Una richiesta che è stata inviata, anche se manca l'adesione unanime delle parti sociali. Il sindacato UNIA non la sostiene, poiché prevede alcuni allentamenti alle restrizioni in vigore finora per l'industria e l'edilizia.
"Quanto fosse necessaria questa lettera - visto il periodo di crisi - lo dirà la storia", ha sottolineato Bertoli. "Noi crediamo che bisogna agire sulla base di un principio di prudenza e quindi è utile, anche per il Ticino (che ha subito l'impatto dell'epidemia prima degli altri Cantoni e con un impatto più elevato), riallinearsi alle norme nazionali con calma e per gradi. Quest'ultima finestra di crisi permetterebbe proprio di fare questo percorso".
Le disposizioni federali prevedono che, per giustificare deroghe ai cantoni, debbano esserci alcune condizioni da ottemperare, tra le altre una capacità sanitaria che non sia più in grado di far fronte all'emergenza, un accordo di tutte le parti sociali, la mancanza della forza lavoro frontaliera. La richiesta del Ticino, quindi, potrebbe essere respinta ma Manuele Bertoli ritiene che l'alternativa sarebbe stata "non fare nessuna richiesta e quindi avere subito le regole nazionali a partire da lunedì prossimo". "Noi riteniamo che, anche se non tutti i criteri sono perfettamente adempiuti - spiega Bertoli - c'è anche un'altra questione da considerare (e il Consiglio federale lo sa benissimo) quello della nostra realtà, vicino a quella italiana, che ha regole un poco diverse dalle nostre, ma che prevede di fare passi verso una fase 2 proprio la settimana in cui dovrebbe prendere fine questo regime speciale della finestra, settimana prossima”.
Manuele Bertoli ritiene che la lettera non sia uno scarico di responsabilità verso altri (il settore economico) sapendo già che la risposta sarà no, perché, ha sottolineato, "l'economia ha sottoscritto la domanda".
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