“Nelle ultime settimane ci siamo sentiti quasi tutti i giorni con l’ambasciatrice Adam e con il sottosegretario Balzaretti, anche Conte e Sommaruga si sono sentiti due volte, i contatti sono stati insomma continuativi a tutti i livelli”. A dirlo al Telegiornale RSI è Ivan Scalfarotto, sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri italiano, che ha fatto il punto sullo scenario italo-svizzero in vista delle aperture elvetiche prevista da lunedì 11 giugno.
Con i primi allentamenti in Svizzera, iniziati il 27 aprile, uno dei temi caldi è sicuramente stato quello delle code in dogana dei sempre più frontalieri che tornano al proprio lavoro. Una questione che secondo Scalfarotto va oltre la sospensione dei trattati di Schengen: “Non soltanto non c’è più Schengen, ci sono anche controlli sanitari che si aggiungono a quelli di frontiera. Evitare imbottigliamenti è sicuramente un tema, ma devo dire che i valichi si stanno riaprendo e le assicurazioni che abbiamo ricevuto da parte Svizzera parlano di una riapertura progressiva fino ad arrivare a quella completa. Anche perché se un frontaliere non riesce ad arrivare sul posto di lavoro è sicuramente un problema per lui, ma lo è anche per il datore di lavoro, che in certi casi è per dei più pubblico, o della sanità”.
Un alto nodo spinoso riguarda poi i ricongiungimenti famigliari: in Svizzera dall’11 maggio saranno nuovamente possibili, mentre in Italia resta in vigore l’obbligo della quarantena per chi rientra sul suolo italiano. “Tutti noi italiani al momento siamo soggetti a norme ancora piuttosto stringenti, non è nemmeno ancora possibile andare a trovare parenti in un’altra regione. Sarebbe quindi irrazionale una norma che dice che non puoi andare da Roma a Firenze, ma da Sydney a Milano sì. Chi proviene da un’altra regione o dall’estero per ora e fino al 18 maggio non può quindi avere il ricongiungimento famigliare”.