Un’altra settimana di finestra di crisi in Ticino, dal 27 aprile al 3 maggio, ma con qualche allentamento in più, per poi allinearsi alla Confederazione dal 4 maggio. Se della richiesta ticinese abbiamo già riferito ieri (martedì, vedi correlati), compresa la mancata firma del sindacato UNIA, mentre il via libera da Berna è arrivato nel pomeriggio di oggi, ora anche da Bellinzona arriva l’ufficialità del prolungamento con una nuova risoluzione governativa.
Presentate in conferenza stampa, le nuove regole che impongono limitazioni oltre quanto definito dall’ordinanza federale, riguardano principalmente tre ambiti: edilizia, industria e albergheria. Per tutti gli altri settori, le aperture seguiranno le regole dettate dalla Confederazione.
Edilizia e cave: le attività restano di principio sospese, ma se vengono rispettate le norme igieniche accresciute e la distanza sociale restano permesse attività sui cantieri “all’aria aperta o al coperto”, così come le attività di lavorazione ed estrazione della pietra naturale, ma solo se “svolte da 15 o meno persone”. L’ultima risoluzione, in vigore questa settimana, prevedeva invece un limite massimo di 10 persone.
Industrie: le aziende possono ora impiegare il 60% del personale attivo a regime ordinario, finora la soglia era del 50%. Le ditte che vogliono impiegare più del 60% del personale per attività non procrastinabili o di interesse pubblico possono comunque chiedere un’autorizzazione allo SMCC (se le persone impiegate contemporaneamente sono al massimo 10 non è però necessaria).
Per alberghi e campeggi infine le regole restano invariate: possono restare aperte solo le strutture con una gerenza per un numero superiore a 50, ma a patto di non accogliere contemporaneamente più di 50 persone (personale incluso) e solo per continuare ad accogliere personale legato alle attività permesse e alla gestione dell'emergenza.
Come sempre, sul rispetto delle norme vigileranno la polizia cantonale e quelle comunali. Il Governo ticinese ha pure messo nero su bianco che, qualora “non vi saranno repentini cambiamenti sul fronte sanitario, a partire dal 4 maggio ci si allineerà all’ordinanza 2 COVID-19 del 13 marzo 2020 (le regole federali, ndr)”.
Unia: “Un passo indietro preoccupante”
Un preoccupante passo indietro in materia di protezione dei lavoratori e della popolazione. È il giudizio del sindacato Unia Ticino e Moesa sulla prevista chiusura, il 3 maggio prossimo, della finestra cantonale di crisi.
L'applicazione di misure specifiche più rigide rispetto al resto della Confederazione, che la “finestra di crisi” ha finora consentito, “hanno permesso l’abbassamento della curva dei contagi da coronavirus in Ticino. Un suo mantenimento andava dunque difeso per lasciare aperta la possibilità di una riattivazione”.
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