Il Consiglio federale in settimana ha affermato che i frontalieri, così come i confederati all'estero, dovrebbero potersi vaccinare in Svizzera. La proposta, che è ancora in consultazione tra le parti sociali e i cantoni, sembra piacere ai datori di lavoro della Svizzera italiana: "Si mira a proteggere il maggior numero di persone sul nostro territorio. Si tratta di una misura condivisibile", ha detto Andrea Gheri, presidente della Camera di commercio.
Gli fa eco anche il medico cantonale Giorgio Merlani: "È una riflessione sensata. Ci sono ancora vaccini e c'è la disponibilità di offrirli. Sicuramente può portare a un aumento dell'adesione alla vaccinazione, anche perché so che ci sono un po' di persone che sono perplesse nel farsi vaccinare nella loro regione d'origine, dove la possibilità di scegliere il farmaco è più complessa".
L'idea non sembra invece piacere troppo a Piergiorgio Rossi, presidente dell'Unione Associazioni Edilizia: "Non ci sono grossi problemi in questo senso, per quanto mi riguarda penso si possa dire che la cosa così, com'è stata organizzata in Italia, funziona. Non vedo la necessità di preoccuparci anche della vaccinazione dei frontalieri". L'Esecutivo federale, che si assumerebbe i costi, si pronuncerà in maniera definitiva il 25 agosto.
Poco chiara invece la gestione delle differenze tra Svizzera e Italia in materia di quarantena per i vaccinati: in Svizzera non è presente, contrariamente a quanto accade in Italia, dove vige un obbligo di isolamento di sette giorni per quelle persone che sono entrate in contatto con un positivo. Secondo lo stesso Gheri, non interverrà l'indennità perdita di guadagno: "Ritengo che se non c'è un obbligo non c'è nemmeno l'obbligo di dover fare un'eventuale quarantena. Ma visto che da noi questo obbligo non c'è, ritengo che questo non sia il caso. Quindi l'indennità di perdita di guadagno in questo caso non interverrà".
Il mondo economico e il vaccino ai frontalieri
Il Quotidiano 20.08.2021, 21:30