I segnali di un forte rallentamento dell'economia tedesca nel corso del 2019 si moltiplicano dopo nove anni consecutivi di forte crescita. Il Governo di Berlino avrebbe già pronto un piano per contrastare un'eventuale recessione. Nel terzo trimestre 2018 il prodotto interno lordo ha registrato una contrazione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, secondo l’ufficio federale di statistica, dovuta soprattutto alle tensioni nel commercio internazionale e ai problemi provocati al settore automobilistico per l'adeguamento alle nuove norme antinquinamento.
Der Spiegel ha anticipato che il ministero delle Finanze, temendo una crescita attorno all'1% e un deterioramento dei conti pubblici, ha preparato una manovra di stimolo che prevede, da un lato, il taglio delle imposte e, dall'altro, investimenti pubblici per 17-35 miliardi di euro. Ciò che rappresenterebbe un'inversione di tendenza rispetto alla politica finora seguita dalla Germania e al dogma della disciplina di bilancio a tutti i costi.
La Germania si troverebbe ad adottare proprio alcune di quelle misure che finora aveva negato a Paesi come l'Italia o la Francia (e ancora prima la Grecia) che invano avevano tentato di far capire a Berlino che periodi di crisi e recessione non si possono certo combattere con ulteriori tagli alle spese, bensì con investimenti e stimoli alla crescita.
Per il ministro Olaf Scholz l'iniezione di denaro pubblico a sostegno dell'economia non sarebbe in contraddizione con il rigore predicato internazionalmente. Anzi. La svolta sarebbe la conseguenza logica del percorso seguito negli ultimi anni grazie al quale la Germania ha riportato il debito pubblico complessivo al di sotto del 60% del PIL garantendosi il margine di manovra necessario per interventi anticiclici.