A don Palmiro Prisutto piace ripetere un motto che ha visto scritto su un lazzaretto in cui cento anni fa si ospitavano gli augustani malati di Spagnola: «Salus populi, suprema lex». «Il monito - spiega - è che la priorità di uno Stato sia la salute dei suoi cittadini» e ad Augusta, in Sicilia, queste parole suonano particolarmente significative. Sede di uno dei poli petrolchimici più grandi d'Europa, la città, i suoi dintorni e il golfo su cui si affaccia, sono da anni terreno di scontro per gli elevati tassi di inquinamento e di malattie ad esso correlate che si registrano tra la popolazione.
Augusta e il suo dramma
Nonostante le denunce, le inchieste, le battaglie a colpi di perizie, non si è mai raggiunto consenso sulle singole responsabilità di ripetute - e in certi casi sistematiche - contaminazioni ambientali, né sulla causa inequivocabile della straordinaria concentrazione di malattie respiratorie, tumori specifici e patologie infantili, che si osserva in zona. Tuttavia, quando Don Palmiro ha visto che di 11 funerali celebrati in un mese, 8 riguardavano morti per cancro, ha deciso di andare a fondo e, attraverso un'indagine condotta in modo empirico tra i suoi parrocchiani, è arrivato a comporre una lista di 1200 nomi, quelli che lui chiama «i Martiri del Cancro».
Ogni 28 del mese, dice una messa e legge i nomi delle persone che si sono aggiunte di recente. «È un modo per ricordarli tutti - spiega - ma anche per ricordare che non si sta ancora facendo abbastanza per evitare che la lista si allunghi».
Filippo Fiorini