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Licenziamenti... invisibili

Succede in banca: "Cacciato dopo 20 anni, come tanti colleghi". L'ASIB: "Senza misure di accompagnamento, una condanna a morte"

  • 3 maggio 2018, 07:47
  • 23 novembre, 01:40
04:40

Bancari in bilico

RSI/Massimiliano Angeli 03.05.2018, 07:30

  • RSI/Massimiliano Angeli

Una lettera può strapparti la dignità e stenderti, come un pugno allo stomaco ricevuto a freddo. “Mi hanno convocato all'improvviso una mattina, consegnato la lettera di licenziamento e accompagnato alla porta. La spiegazione? La banca deve risparmiare. Lavoravo in quell’ufficio da 20 anni”. Luca - il vero nome è noto alla redazione - è uno tra i tanti impiegati che tuttora vengono messi K.O. dai cosiddetti licenziamenti striscianti o invisibili, messi in atto senza una procedura di licenziamento collettivo e quindi in assenza di misure di accompagnamento verso una nuova occupazione.

Gli istituti di credito che mettono in atto queste pratiche pensano di risparmiare (anche in termini del tempo necessario alla concertazione tra le parti sociali) ma scaricano sugli ex-collaboratori un costo sociale, insopportabile per il singolo.

Ritrovarsi disoccupati dalla mattina alla sera sprofonda gli ex impiegati in un baratro. “Se mi avessero avvisato per tempo avrei potuto trovare un altro impiego. Come dipendente ero appetibile per il mercato, ora non più – spiega Luca -. Sono solo uno dei tanti disoccupati che, tra l’altro, deve anche spiegare nei colloqui di lavoro perché è stato licenziato all'improvviso, dopo 20 anni di carriera. È come se fossi stato bollato”.

La testimonianza non sorprende l’avvocata Natalia Ferrara, responsabile per la regione Ticino dell’Associazione svizzera impiegati di banca (ASIB), che denuncia il continuo ripetersi di licenziamenti striscianti. "Così non si accompagna il lavoratore, lo si condanna a morte”, sottolinea Ferrara. (vedi l'intervista nel video in apertura).

La perdita di posti di lavoro nelle banche ticinesi confrontate con il dato Svizzero

La perdita di posti di lavoro nelle banche ticinesi confrontate con il dato svizzero

  • ASIB

La pratica dei licenziamenti striscianti in Ticino pende come una spada di Damocle sui 5'894 lavoratori del settore (ultima dato disponibile 2016), ormai ridotti dalla crisi della piazza finanziaria del cantone di quasi il 30% rispetto a 10 anni fa (nel 2006 erano 7'538). La tendenza negativa registra circa 300 licenziamenti nel solo 2016 e gli analisti prevedono per il 2017 la stessa riduzione sull’occupazione, stritolata negli ultimi 10 anni, tra l'altro, dall'innovazione tecnologica e dei processi di lavoro, dalla crisi finanziaria internazionale, dalle fluttuazioni borsistiche, dalle incertezze legate agli accordi fiscali internazionali e dalla pressione sul segreto bancario.

Le difficoltà della Piazza finanziaria ticinese

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  • ASIB

“La maggior parte di quanti si rivolgono all’ASIB vanta una lunga carriera nello stesso istituto: 20, 30, anche 40 anni di servizio e, salvo rare eccezioni, tutti hanno più di 50 anni”, spiega Ferrara. Un’età difficile per essere competitivi in un mercato del lavoro che preferisce selezionare i giovani, più disponibili ad accettare buste paga dal peso-piuma. “Alcuni istituti propongono paghe da 3'000 franchi al mese, per non parlare degli escamotage… mai visti così tanti contratti di stage in Ticino”, osserva Ferrara. Con stipendi così bassi è difficile vivere in Svizzera. “Non è un segreto che in alcune banche ticinesi lavorino molti laureati usciti dall'università commerciale Bocconi di Milano”, sottolinea la responsabile ASIB.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dagli istituti di credito che accettano il dialogo con le associazioni di categoria e preavvisano i lavoratori un anno prima, permettendo loro di riqualificarsi e trovare un altro impiego. Temperare gli effetti della crisi, dunque, è possibile. Basta volerlo.

Massimiliano Angeli

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