Svizzera

"Il federalismo non è in crisi"

Coronavirus: i rapporti tra cantoni e Confederazione stridono ma, secondo l'esperto Adrian Vatter, da questa situazione si trarranno diversi insegnamenti

  • 23 marzo 2020, 19:31
  • 9 giugno 2023, 23:28
02:49

RG 18.30 del 23.03.2020: l'intervista a Adrian Vatter, di Alan Crameri

RSI Info 23.03.2020, 19:27

  • tipress/keystone
Di: RG-Alan Crameri 

“La decisione del Ticino di chiudere industrie e cantieri non è conforme al diritto federale”, è quanto ha dichiarato oggi a Berna il direttore dell’Ufficio federale di giustizia Martin Dumermuth. Di nuovo, come già con Uri, la Confederazione ha quindi richiamato all'ordine un cantone. Anche se sembra esserci la volontà politica di trovare una soluzione. Sta di fatto che formalmente c'è qualcosa che stride, nella situazione straordinaria, sembra che i rapporti tra Berna e Cantoni non funzionino al meglio. Il federalismo non sopporta quindi le crisi? Lo abbiamo chiesto al direttore dell’Istituto di scienze politiche di Berna, Adrian Vatter:

“Non direi che il federalismo è in crisi. La legge sulle epidemie è chiara: in questa situazione le competenze decisionali sono della Confederazione. La questione è quanto i cantoni rispettano le leggi federali”.

Non molto, verrebbe da dire, guardando a Ticino e prima Uri, con le loro limitazioni più strette alle libertà personali e economiche…

“Sì, è proprio così. Come detto dal punto di vista legale la situazione non lascia margine di interpretazione: in una situazione straordinaria come quella decretata ora, i cantoni possono divergere solo puntualmente dal diritto federale. Nel nostro sistema politico federale è una situazione inusuale, e c'è bisogno di un po'di tempo per abituarsi”.

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Qui però sembra essere più l'amministrazione a seguire alla lettera le ordinanze, mentre i politici sembrano essere disposti a chiudere un occhio...

“La politica, come i governi federale e cantonali, sono più abituati a trovare compromessi. Mentre l'amministrazione è più formale. In effetti sembrano esserci difficoltà tra le amministrazioni cantonali e quella federale. I cantoni non sono abituati a rinunciare alla loro autonomia di cui godono in tempi normali.”

Il Governo ticinese però ha la sensazione di non essere compreso, di vivere una situazione diversa dal resto della Svizzera, quindi con misure necessariamente anche diverse...

“In effetti qui c'è il problema di una situazione diversa dal punto di vista sanitario in Ticino. E questa si somma a una diversità linguistica. E quindi può sorgere l'impressione di non essere capiti dalla maggioranza tedescofona, con problemi di comunicazione.”

La legge sulle epidemie centralizza, ma in questa situazione non sarebbero più utili soluzioni diverse da cantone a cantone, per potersi adattare?

“Sì, questa sarebbe una forza del federalismo: trovare soluzioni locali e adeguate. Ma il Consiglio federale sul coronavirus vuole regole unitarie in tutto il paese, vuole evitare di dover rincorrere dei cantoni come successo negli scorsi giorni.”

Ma da questa situazione, le istituzioni svizzere impareranno qualcosa?

“Penso proprio di sì. In situazioni straordinarie come questa verranno probabilmente migliorate le vie di comunicazione e le procedure. In alcuni settori assisteremo poi a una centralizzazione, soprattutto per quanto riguarda la raccolta di dati e informazioni.”

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