Sull'onda delle proteste contro il razzismo, scoppiate dopo la morte dell'afroamericano Gerorge Flyod, anche in Svizzera una statua finisce nell'occhio del ciclone. A rischio c’è addirittura il monumento dedicato a David De Pury, che da il nome alla piazza principale di Neuchâtel. Il finanziere e filantropo fu infatti impiegato in una società che praticava il commercio di schiavi.
Una petizione chiede che la statua venga sostituita da una targa in omaggio alle vittime del razzismo. Perché se David de Pury fu il finanziatore di diversi importanti edifici della città, il denaro lo guadagnò ai tempi della schiavitù. "Noi non vogliamo riscrivere la storia o tagliare teste. Questa petizione serve all’educazione. La storia di Neuchâtel va insegnata a scuola anche tenendo conto di questi aspetti", spiega Mattia Ida del collettivo per la memoria.
Il coinvolgimento degli svizzeri nello schiavismo è stato occultato fino ad una quindicina di anni fa. Oggi se ne discute in modo aperto.
"La Svizzera non è stata una nazione negriera e Neuchâtel non fu un porto negriero. Ci sono però state persone coinvolte a diversi livelli, che hanno ad esempio lavorato in società attive nella tratta degli schiavi. È dunque importante dare una dimensione a questo coinvolgimento", sottolinea Chantal Lafontant Vallotton, del museo d‘arte e di storia.
La questione infiamma i social e non è nuova a Neuchâtel. L’anno scorso l’espace Louis Agassiz, glaciologo dalle tesi razziste è diventato l’espace Tilo Frey, prima persona dalla pelle scura eletta in consiglio nazionale. E su De Pury il municipio è pronto a discutere. "Noi abbiamo sempre agito in modo trasparente, senza per forza smontare tutte le statue controverse della città. L’importante è che questi simboli del passato servano a documentare il presente", dice Thomas Facchinetti ,municipale di Neuchâtel.
La statua neocastellana deve in ogni caso preoccuparsi della brutta fine che stanno facendo le statue di colonizzatori e mercanti di schiavi negli Stati Uniti e in Inghilterra dove le proteste contro il razzismo e la brutalità della polizia, dopo la morte dell'afromaericano Gerorge Flyod, contribuiscono anche a rimettere in discussione personaggi celebrati in passato: dai generali confederati che combattevano per gli Stati schiavisti durante la guerra di secessione a Cristoforo Colombo, accusato di violenze sui nativi. E se le proteste sono ormai al sedicesimo giorno consecutivo, si fa sempre più acceso anche il dibattito sull'opportunità di rimuovere dalle piazze di tutta America le statue dei generali sudisti, simbolo - secondo i manifestanti - del passato schiavista del Paese.
Le statue abbattute e le proteste negli USA
Negli Stati Uniti, a Minneapolis la folla ha sradicato la statua di Cristoforo Colombo. A Richmond, Virginia la stessa fine è toccata a Jefferson Davies, primo e unico presidente degli Stati confederati del Sud.
Alcuni stati come il Mississippi vogliono rimuovere la croce confederata dalla bandiera, mentre c'è chi chiede di cambiare il nome alle basi militari che portano il nome di generali sudisti. Ipotesi che Donald Trump ha immediatamente rimandato al mittente.
A Milano chiesta la rimozione della statua di Montanelli
In Italia, a Milano, nel mirino ora c'è la statua dedicata al giornalista Indro Montanelli (1909-2001), che si trova nei giardini pubblici intitolati a suo nome. In Africa, durante il colonialismo fascista, dove militò come volontario e ufficiale dell'esercito italiano, nel 1936, Montanelli comprò una bambina eritrea di 12 anni, con la quale ebbe anche rapporti sessuali. "Un animalino docile", così Montanelli descrisse la bambina durante un'intervista televisiva nel 1969.
"A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l'aggressione del regime fascista all'Etiopia. Noi riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti e richiamiamo l'intero consiglio a valutare l'ipotesi di rimozione della statua, per intitolare i Giardini Pubblici a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d'Oro della Resistenza", si legge nel post pubblicato sui social network dall'associazione " i sentinelli", subito condiviso e approvato da migliaia di persone. L'iniziativa è contestata, tra gli altri, da Matteo Salvini. "Giù le mani dal grande Indro Montanelli", ha dichiarato l'ex ministro dell'interno e leader della Lega.