Portano dritto a Lugano le indagini della Direzione investigativa antimafia (DIA), che oggi, lunedì, ha notificato ai fratelli Bruno, Salvatore e Assunta Potenza un decreto di sequestro beni per un ammontare di oltre 20 milioni di euro. Il sequestro ha interessato immobili, società (tra le quali il ristorante "Donna Sophia dal 1931" nel centro di Milano e la sala ricevimenti già nota come "Villa delle Ninfe" a Pozzuoli), autoveicoli e depositi bancari.
Dalle indagini della DIA è emerso come i tre imprenditori napoletani – ritenuti vicini alla camorra e nello specifico al clan Lo Russo – abbiamo reinvestito in diverse imprese il denaro proveniente dall’usura e dal contrabbando di sigarette: attività proseguite anche dopo la morte del capostipite Mario Potenza. E una parte di questo denaro, secondo gli inquirenti italiani, è finita proprio su conti accesi alla BSI; la banca, da parte sua, non rilascia nessuna dichiarazione.
In questo contesto, il Tribunale di Napoli ha quindi chiesto tramite rogatoria assistenza al Ministero pubblico della Confederazione.
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