Luci e ombre. Le luci sono quelle dei mega-schermi delle slot machine di ultima generazione, atterrate come astronavi di un film distopico sulla moquette (ormai vissuta assai) del “nuovo” Casinò di Campione, pronto a risorgere dalle sue ceneri nei prossimi giorni, giusto in tempo per le feste di fine anno e per divorare gettoni a più non posso, quanto mai indispensabili per ripianare i debiti e far ripartire davvero la “fabbrica” (o la “miniera”, a seconda dei punti di vista) dell’exclave. Le ombre, invece, sono quelle lunghe di quanti, dopo quel 2 luglio 2018, quando il tribunale di Como dichiarò il fallimento della Casinò di Campione Spa, si sono ritrovati senza lavoro (erano 469 al 31 dicembre 2018) e rimarranno "fuori" (sono infatti solo 174 i posti previsti per la ripartenza). E in futuro? Si vedrà, ma comunque il numero di occupati pre-crisi pare rimarrà un ricordo. Il piano prevede per il secondo anno, se si raggiungeranno 55 milioni di ricavi totali, 180 posti. Al quinto anno, a fronte di 80 milioni di ricavi, i dipendenti totali potrebbero essere 274. “Complimenti, siete più informati di me”, chiosa l’amministratore delegato, Marco Ambrosini, spiegando che il piano è stato redatto in modo prudenziale, tenuto conto del “lungo periodo di chiusura e della riduzione numerica sia degli impianti di gioco che delle persone addette”.
Polemiche per la busta paga da 3'600 franchi lordi
Intanto i 174 neo-assunti dovranno accettare un taglio considerevole dello stipendio, con una retribuzione medio/base di circa 3'600 franchi lordi. Uno stipendio che i lavoratori giudicano troppo basso per vivere in Svizzera. “Per ripartire avevamo la necessità di rimanere in certi parametri – spiega il sindaco Roberto Canesi -. Certo non è uno stipendio stratosferico, però bisogna considerare che c’è il discorso mance. Quindi secondo me, alla fine, è uno stipendio assolutamente decoroso”.
E i sindacati? “La Fisascat Cisl non ha sottoscritto il contratto collettivo perché ci sono diversi aspetti, oltre al salario, che il nostro sindacato non condivide, ma questo non è il momento per fare polemiche, dopo oltre 3 anni di chiusura, l’unico obbiettivo comune è la riapertura del Casinò”, spiega ai microfoni della RSI Giuseppe D’Aquaro, segretario generale Fisascat Cisl, unica sigla sindacale (su sei) a non aver siglato l’accordo. “Sarà in un secondo momento che faremo certamente chiarezza sui tanti aspetti non condivisi”, sottolinea, senza voler aggiungere altro.
Casinò e criminalità: "Sarà massima attenzione"
Intanto il sindaco Roberto Canesi rassicura sul rischio di infiltrazioni da parte della criminalità: “Sarà massima attenzione, perché questa accoppiata (soldi-criminalità n.d.r.) è verissima. Bisogna stare molto attenti, ma noi abbiamo inserito come società dei presidi, atti e idonei a controllare e monitorare questa situazione".
La corsa per riaprire entro il 31 dicembre
Nel frattempo, davanti alle telecamere della RSI, i lavori all’interno del Casinò proseguono. Bisogna fare in fretta per rimettere in sesto un gigante abbandonato da più di tre anni e rispettare i tempi annunciati per la riapertura. “Stiamo navigando a vista… Io credo che riusciremo ad aprire nei prossimi giorni, comunque prima del 31”, dice l’ad, Marco Ambrosini, fiero di mostrare le sue “meraviglie”. “Chiamarle macchinette è riduttivo. Quelle che vedete sono slot machine di ultimissima generazione. Hanno anche il riconoscimento dell’impronta digitale del giocatore”. È convinto che, sul mercato, faranno la differenza. E ha in mente la casa da gioco del futuro. “Il Casinò prima era un grande contenitore dedicato esclusivamente al gioco adesso, invece, si intende farlo diventare un grande edificio multifunzionale, con lo shopping center, sul modello USA, dove è tutto entertainment, è tutto divertimento… e non esclusivamente gioco”, dice Ambrosini.
“Quando vedranno che qualità di offerta viene proposta, il problema non sarà attirare i giocatori. Casomai il problema sarà costruire il cambio di paradigma e rendere questo luogo fruibile anche alternativamente al gioco, come fanno i casinò americani. A me è capitato di essere qualche volta negli USA e di andare a vedere le grandi case da gioco; uno può andarci con i bambini, perché c'è tutto, ci sono le giostre, i ristoranti, i negozi… tutto quanto”, dichiara Ambrosini
Vabbè, chiamare “macchinette mangia soldi” le slot del futuro sarà anche riduttivo, ma al casinò con i bambini? La polemica è servita.