Le misure sul comportamento di una stella che ruota attorno all’enorme buco nero che si trova nel centro della Via Lattea, un mostro denominato Sagittarius A, la cui massa è quattro milioni di volte quella del nostro Sole, confermano la validità della teoria della relatività generale elaborata da Albert Einstein.
S0-2 -come si legge sulla rivista Science, che pubblica i risultati dello studio condotto dall’Università della California, coordinato dall’astrofisica Andrea Ghez- s’è avvicinata pericolosamente al cannibale cosmico che dimora nel bel mezzo della galassia e l’esame degli effetti di questo incontro ha permesso di ricostruirne in tre dimensioni l’orbita completa.
I buchi neri sono un buon banco di prova per analizzare l’azione della gravità, dovuta -come ci ha insegnato lo scienziato tedesco, naturalizzato svizzero- alla curvatura dello spazio-tempo in presenza di volumi in movimento quali, appunto, i buchi neri, entità con un’attrazione talmente elevata che nulla riesce a sfuggire al loro abbraccio, neppure la luce.
Ebbene, i rilevamenti riguardanti il moto del corpo celeste nei pressi del gigantesco aspirapolvere cosmico indicano che la distorsione della geometria dello spazio-tempo da esso provocata segue i dettami della formula enunciata dal Nobel per la fisica 1921.
ANSA/dg