Coup de Chance

Siamo a Parigi. Una coppia alto borghese si destreggia tra lavoro, cene con gli amici e fine settimana in campagna. Jean e Fanny sembrano molto affiatati: lui, sulla cinquantina, è un faccendiere di successo, lei una giovane storica dell’arte che in questo secondo matrimonio ha trovato stabilità economica ed emotiva.

Woody Allen, al suo cinquantesimo film, il primo girato in lingua francese, esplora ancora una volta i legami sentimentali declinati sulla tastiera della vita, all’inizio, con note armoniche che però sfumano in fretta in accordi dissonanti. Fanny incontra infatti, per caso, un vecchio compagno di liceo con il quale inizia una relazione ritrovando così la leggerezza di un’unione autentica. Si sente sé stessa, non deve più rispondere alle aspettative di perfezione imposte dal marito ed è perciò decisa a mettere fine al legame coniugale. Jean, schiavo delle apparenze (in società, tronfio, si pavoneggia di avere al suo fianco una moglie molto più giovane, sempre elegante e sorridente), nonostante la sdolcinata passione messa in mostra nei confronti di Fanny, non riesce a nascondere un carattere senza scrupoli che getta un’ombra lunga sul suo passato. Con leggerezza e un occhio sempre incantato Woody Allen consegna un film grazioso che diverte senza entusiasmare.

I temi della gelosia, della crudele freddezza e dei casi della vita ritornano circonfusi da un’aura di sbiadita commedia. Siamo lontani dall’intreccio ricco di sfumature di Crimini e misfatti, film scritto benissimo e con un cast sopraffino, e non c’è nemmeno la tensione emotiva di Match Point. Degna di nota l’interpretazione di Melville Poupaud nel ruolo del vanesio ed egoista Jean mentre Lou de Laâge risulta poco incisiva.