Nella Striscia di Gaza, a maggioranza musulmana, resistono, faticosamente, circa 1’200 cristiani. Come scrive Voce Evangelica, molti sono già andati via diversi anni fa in cerca di fortuna. Quelli che sono rimasti, per lo più cattolici, ma anche ortodossi e protestanti (è rimasto qualche evangelico battista), sono tutti duramente colpiti dal conflitto con Israele. Dopo più di 7 mesi di guerra nella Striscia di Gaza, “Segni dei Tempi” racconta la realtà della piccola minoranza cristiana.
Tra le testimonianze raccolte quella di Ramiz Soori che, lo scorso ottobre, ha perso tre figli: “Si trovavano, qui, nella chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, la più antica chiesa cristiana di Gaza, colpita da un raid aereo israeliano”, dice, e aggiunge: “Io, ormai, vivo solo perché lo vuole Dio. È lui che mi vuole tenere vivo per farmi essere testimone di quello che accadrà, come l’angelo disse per la nascita di Gesù Cristo: ‘Gloria a Dio e pace in terra per gli uomini di buona volontà’”.
Invece Edward Anton, custode della chiesa della Sacra famiglia di Gaza, dice: “Ad essere onesti è un conflitto spietato. Un conflitto inutile che non sarebbe dovuto accadere, ma è successo. Credenti e non credenti, fuori o dentro le chiese, tutti abbiamo le stesse difficoltà. Non c’è nessuna differenza tra cristiani e musulmani, tutti sono obiettivi possibili dentro le moschee, chiese, case, gruppi e individui, non c’è nessuna differenza”. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, le vittime palestinesi ad oggi nella Striscia sono più di 35’000, di cui 15’000 bambini”.