La traduzione della Bibbia, dalle lingue originali a quelle moderne, è come un cantiere sempre aperto: scoperte archeologiche, nuove intuizioni degli studiosi, rendono il tema della traduzione affascinante e mai chiuso.
Se restringiamo il campo alla traduzione della Bibbia in italiano, in ambito protestante, ci sono alcuni punti fermi molto chiari. Per esempio: è molto probabile che nelle case dei protestanti di lingua italiana ci sia almeno una copia della cosiddetta “Riveduta”, o della “Nuova Riveduta”; si tratta della versione della Bibbia che Giovanni Luzzi realizzò nel 1924, rivedendo la seicentesca traduzione di Giovanni Diodati.
Per la precisione, il lavoro fu portato avanti da una commissione di studiosi, guidata appunto dal pastore Giovanni Luzzi, nato in un villaggio della Bassa Engadina, trasferitosi presto in Toscana, divenuto poi professore della Facoltà valdese di Teologia. Mario Cignoni, segretario della Società biblica in Italia, spiega che “non si trattò di una nuova traduzione ma di una revisione della Bibbia tradotta nel 1607 da Giovanni Diodati, attraverso un nuovo confronto con i testi originali ebraici e greci”.
Per rigore scientifico, stile e aspetti teologici, questa versione della Bibbia rimane ancora oggi, 100 anni dopo dalla sua pubblicazione, un riferimento particolarmente autorevole. Giovanni Luzzi, figura poliedrica e importante per il protestantesimo di lingua italiana, si trasferì dal 1923 a Poschiavo, dove rimase fino alla morte, nel 1948. Nel corso degli anni lavorò anche a una sua personale traduzione della Bibbia.