Non servirebbero le certificazioni dei numeri per capire che oggi è il rap la forza trainante della musica. Per verificarlo, basterebbe recarsi in una qualsiasi stazione o fermata del bus frequentata da giovani, e mettersi a osservare e ascoltare. Lo stile dell’abbigliamento, il gergo fatto di bro e fra’, i battiti che arrivano attutiti dagli auricolari o dai cuffioni - quando non escono a pieno volume dai telefoni: tutto risuona di hip hop. Eppure, proprio fra i virgulti c’è qualcuno che va in direzione ostinata e contraria. Gente, appunto, come Max Gomart.
Le coordinate su cui si muove Gomart sono quelle del pop prodotto in Gran Bretagna grossomodo fra gli anni Sessanta e Ottanta. Ad avviarlo sull’orecchiabile percorso è stato il babbo, che quando aveva cinque-sei anni gli fece ascoltare il doppio album rosso dei Beatles. Quando si dice l’imprinting. Momenti di vita familiare che ci riportano a Versailles, alle porte di Parigi, dove è cresciuto.
Oggi ha stabilito la sua sede operativa svizzera nel Canton Vaud, mentre quella creativa è la soffitta di casa, dove si lascia cogliere dalla nostalgia per un passato mai vissuto, che ricostruisce attraverso le sue composizioni. Un tendere l’orecchio verso ciò che è stato per mettere un freno alla concitazione del mondo in cui è immerso, a conferma di un personaggio in controtendenza. Anche se poi, ci tiene a fare presente, ha degli eroi contemporanei: Thom Yorke dei Radiohead e Steven Wilson dei Porcupine Tree. Oltre all’immarcescibile Paul McCartney, uno che fa categoria a sé.
“You’re the One” si distingue dal resto del repertorio, che si muove su ballate da cui traspare malinconia (poetica, ma pur sempre di malinconia si tratta). Un pezzo più primaverile, con quell’incanto negli occhi che è parte della cifra del Nostro e le corde della chitarra a tracciare un girotondo nel prato.
Max Gomart è uno spirito libero, un tipo fuori dal gregge, dalla moltitudine hippoppante, o il precursore di nuove mode musicali, di un rinnovato interesse di ragazze e ragazzi per le canzoni fatte con gli strumenti? Parola e musica al futuro. Noi, per ora, godiamocelo nei panni di dolce eccezione.