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Car* tutt* o carə tuttə? Per la Svizzera, nessuno dei due

L’eterno dilemma del linguaggio di genere. La Guida al linguaggio inclusivo di genere redatta dalla Confederazione non potrebbe essere più chiara: le scritture che intaccano il sistema linguistico sono da evitare

  • 3 ore fa
gender * (asterisco)
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Di: Sofia Bertoli 

La lingua è testarda e fa ciò che vuole. In più occasioni si è cercato di dirle cosa fare e cosa non fare, ma raramente un’azione di pianificazione linguistica ha avuto esito positivo. Non è quindi possibile pensare di imporre un certo comportamento linguistico ed è per questo che la Guida all’uso inclusivo della lingua italiana nei testi della Confederazione non deve essere intesa come assoluta e coercitiva. Il suo scopo, come viene esplicitato nel documento stesso, è quello di fornire indicazioni precise, utili soprattutto alla redazione dei testi ufficiali e che tengano conto dell’inclusività del linguaggio senza però intaccarne la comprensibilità. In parte, queste indicazioni prendono le distanze dal dibattito sul linguaggio di genere, ancora lontano dal trovare una soluzione univoca e definitiva. La discussione è ampia e complessa, perché non riguarda unicamente il genere, ma comprende la denominazione dei mestieri, dei titoli e di chi non si riconosce nei due generi convenzionali (femminile e maschile). Infatti, l’assenza del genere neutro nella lingua italiana rende l’inclusione delle persone non-binarie particolarmente difficoltosa.

E quindi? Come possiamo scrivere in modo inclusivo?

Le soluzioni ci sono, anche se nessuna è priva di criticità. La guida propone di utilizzare principalmente il maschile “inclusivo”, che però, secondo alcuni studiosi, di inclusivo ha ben poco. Per maschile inclusivo (o sovraesteso) si intende l’uso della forma maschile per riferirsi ad entrambi i generi (es. gli elettori per indicare l’intero corpo elettorale, composto da uomini e donne). Sarebbe quindi auspicabile esplicitare entrambe le forme (gli elettori e le elettrici), anche se così si rischia di escludere tutte le altre eventuali forme di genere e chiunque non si riconosca nella formulazione binaria uomo-donna.

Per rispondere a questa esigenza sono sorte proposte che mirano a neutralizzare il genere della parola, utilizzando sistemi di scrittura originali. Nella guida elvetica, queste alternative sono però definite “da evitare”: è infatti sconsigliato l’uso di tutti quei simboli che intaccano il sistema linguistico, nonché la leggibilità. Tra gli esempi troviamo le parentesi, i trattini, le barre oblique, ma anche tutte quelle soluzioni che prevedono di eliminare il genere dalla parola, come l’asterisco, la chiocciola, la -u e la -x in finale di parola e il tanto discusso schwa.

Per il momento, non troveremo testi ufficiali che ci saluteranno con “car* cittadin*” o “carә cittadinә”.

Come alternativa al maschile sovraesteso, la guida propone l’uso di termini collettivi. Ad esempio, si può preferire la cittadinanza al posto di i cittadini, il corpo docente invece di i docenti, la presidenza per il presidente, eccetera eccetera. Questa soluzione è comunque spinosa e non sempre attuabile: innanzitutto non per forza si tratta di termini equivalenti e quindi interscambiabili in ogni contesto. Inoltre, l’uso di un termine collettivo rende il discorso inevitabilmente più astratto, depersonalizzando il soggetto a cui si fa riferimento. Questo potrebbe compromettere il messaggio che si vuole comunicare e dunque non essere la scelta più azzeccata.

In alternativa, si può ricorrere alle formulazioni passive, ma anche in questo caso bisogna stare attenti alla leggibilità; il passivo comporta una maggiore complessità sintattica e va quindi usato con cautela.

Infine, come ultima strategia proposta, si possono utilizzare formulazioni strutturate sul “si” impersonale. Ad esempio, invece di scrivere “I pazienti devono attendere il proprio turno” si può optare per “Si prega di attendere il proprio turno”. Anche in questo caso, bisogna però stare attenti all’eccessiva astrazione del discorso, che può interferire con la chiarezza del messaggio.

Una soluzione abbastanza pacifica è quella di abbinare un termine maschile e uno femminile, come nella formula “care cittadine e cari cittadini”. Se si sceglie di utilizzare lo sdoppiamento, esso va poi però applicato sistematicamente ad ogni alternanza, altrimenti si rischia di confondere il lettore. La stessa cosa vale per la forma contratta “cari/e cittadini/e”.

54:52

La lingua batte dove il… genere duole

Millevoci 04.03.2021, 11:05

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Bisogna constatare, non senza un velo di amarezza, che la soluzione che emerge con maggiore forza da questa guida è ancora una volta il maschile sovraesteso. Viene quindi da chiedersi, con un pizzico di polemica, perché tra le possibili alternative non sia stato proposto anche il femminile sovraesteso (cioè, per analogia, l’utilizzo delle forme al femminile applicato a tutti). Includerlo nel ventaglio di opzioni avrebbe forse mandato un messaggio chiaro, anche se non si tratta di una soluzione realmente applicabile.

Era stato tentato, non molto tempo fa, da un ateneo in Italia, che aveva scelto di rivolgersi a tutti i suoi studenti e a tutto il personale universitario usando il femminile come genere unico. Un’azione più simbolica che altro, anche perché non sarà certo una scelta di questo tipo a modificare l’evolvere della lingua. Come abbiamo detto in apertura, in realtà niente può modificare l’iter linguistico, se non i parlanti stessi con il loro uso quotidiano e il consolidarsi di alcune forme. L’obiettivo di questo curioso intervento era, a detta dello stesso rettore, far capire agli uomini cosa provano le donne ogni giorno, costrette a convivere con una lingua definita da molti maschilista.

Il discorso è complesso e se è vero che di battaglie per la parità ancora ce ne sono molte, forse non è quella linguistica la priorità. Anche perché, per quanto sia nobile l’intento di superare una discriminazione del linguaggio, la lingua non si modifica a tavolino, ma obbedisce al volere e ai bisogni di chi la parla. Voler quindi riscostruire l’italiano, mutando radicalmente tutto il sistema su cui si basa, è sostanzialmente impossibile.

57:15

Lingua, genere, sesso

La consulenza 11.12.2018, 13:00

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Se dunque è importante parlare, discutere, riflettere sull’inclusività del linguaggio, possiamo dire che per il momento non c’è ancora una soluzione definitiva. Sarà l’uso a decidere.

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