Chissà se qualche frequentatore della Mos Eisley Cantina, il bar intergalattico del pianeta Tatooine, meta ristoratrice per numerose specie aliene dell’universo immaginato da George Lucas per la saga “Star Wars”, apprezzerà prima o poi la musica di noi terrestri. Su ventisette brani che spaziano da Bach a Mozart, dal gamelan indonesiano a Stravinsky, da Chuck Barry a Louis Armstrong e a tanti altri, ce ne sarà almeno uno capace di commuovere qualche Acklay dal corpo verde o i piccoli blu Aleena o i Besalisk dalle quattro braccia?
Scherziamo naturalmente, ma è uno scherzo a metà. Al di là delle decine di alieni partoriti dalla fantasia di Lucas (spesso ridicoli come pupazzoni del Muppet Show), il disco di rame placcato oro con 90 minuti di musica dedicato “Ai creatori di musica di tutti i mondi, di tutti i tempi” esiste.
Il “Voyager Golder Record”, questo il suo titolo, dall’estate del 1977 viaggia infatti sulle sonde spaziali Voyager I e Voyager II, ossia sui primi oggetti costruiti dall’essere umano che hanno superato i confini del nostro sistema solare.
Tra speranze e paure, il pensiero sull’esistenza di forme “altre” di vita su altri pianeti accompagna l’umanità probabilmente da sempre.
Luciano di Samosata, scrittore assiro vissuto tra il 120 e il 192 d. C., ad esempio è autore di un racconto intitolato “Vera Historia” nel quale descrive un viaggio sulla Luna dove, oltre a esseri umanoidi che lì vivono in guerra con altri umanoidi abitanti sul Sole (dove ci sono umanoidi la guerra non può mancare…), esistono varie forme di vita aliena tra cui avvoltoi con tre teste, uccelli fatti di erba e pulci grandi quanto elefanti.
Innocenti fantasie, ovviamente, che si sono arricchite nei secoli anche con alieni dalle numerose dita e un solo orecchio di forma conica posta sul capo, piante intelligenti e di tutto ciò che l’immaginazione fosse in grado… di immaginare.
È però soprattutto nel ‘900 che gli extraterrestri cominciano a diventare esseri potenzialmente esistenti e, parallelamente, protagonisti della cultura di massa.
Oltre alla letteratura che, sulla scia di romanzi del XIX secolo con protagonisti i “marziani”, prosegue il filone fantascientifico (ne scriverà anche Emilio Salgari in “Le meraviglie del Duemila” già nel 1907), è il cinema a suggerire l’esistenza nello spazio di altri pianeti abitati.
Per primo, nel 1902, lo fa il regista parigino George Méliès immaginandosi “Il viaggio nella Luna” di alcuni astronomi che, una volta giunti lì, vengono imprigionati dai Seleniti.
Gli fa eco nel 1910 Enrico Novelli, scrittore e fumettista italiano, che realizza il cortometraggio “Un matrimonio interplanetario”: una commedia incentrata sulla storia d'amore tra un terrestre e una marziana.
Sarà però a partire dagli anni Cinquanta che il cinema produrrà vere e proprie pietre miliari focalizzate sulla figura degli alieni in contatto con i terrestri. Durante la Guerra fredda e fino al crollo dell’URSS molte pellicole, ma anche fumetti e racconti, lasciavano intendere che gli “alieni cattivi” fossero al soldo del Cremlino. Ecco allora gli extraterrestri “minaccia per l’umanità” in “Ultimatum alla Terra” datato 1951 o in “L’invasione degli ultracorpi” del 1956. E poi ancora in “Il Villaggio dei dannati”, film del 1960 per arrivare a “Alien”, film del 1979.
Con il passare de tempo, appaiono però anche gli “alieni buoni”: su tutti gli extraterrestri di “specie Alfa”, creature intelligenti diventate star del cinema nel 1977 con il film di Steven Spielberg “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.
Fantascienza? Sì, ma non solo. Di alieni, oltre alle fabbriche dell’immaginario, sono stati e sono in molti ad occuparsi.
Parallelamente all’inizio dell’esplorazione spaziale la domanda “c’è vita nell’Universo?” si è posta infatti anche tra gli scienziati, i filosofi e i teologi.
Da decenni, ad esempio, gli scienziati sono alla ricerca di segnali radio che potrebbero essere di origine artificiale, e lo fanno a ragion veduta, dato che lo stesso Pentagono ha confermato svariate decine di avvistamenti di oggetti volanti non identificati, gli UFO per intenderci.
La mancanza di un riscontro certo dell’esistenza degli alieni, nel corso del tempo, ha però lasciato spazio anche alle tesi più diverse. Per esempio, c’è chi ha sostenuto che gli esseri umani siano il prodotto di esperimenti evolutivi effettuati da intelligenze extraterrestri e, per avvalorare questa tesi, ha fatto riferimento ad antichi miti, a leggende e disegni rupestri (come gli “astronauti camuni” delle grotte della Val Camonica risalenti ad almeno tredicimila anni fa), dove si potrebbe individuare la presenza di astronavi e di alieni sulla Terra in epoche remote. C’è chi con queste tesi, ha creato addirittura nuove religioni, come i seguaci del Movimento Raeliano convinti di un ritorno futuro e salvifico degli extraterrestri tra di noi.
Verrebbe da dire: chi vivrà vedrà…
Al di là di religioni, credenze e ipotesi, gli alieni, veri o immaginati che siano, indubbiamente sono un “segno” del secolo scorso che marca anche l’immaginario del nuovo millennio. In tal senso, sono significativi i risultati di alcuni sondaggi svolti ultimamente di qua e di là dell’Oceano: quasi il 70 per cento degli intervistati afferma di non essere preoccupato dalla eventuale discesa sulla Terra di civiltà “altre” e anzi di augurarsi che ciò avvenga al più presto.
Tra i sociologi non sono pochi quelli che, in queste dichiarazioni, avvertono soprattutto una profonda delusione nei riguardi dell’uomo e della sua propensione alla distruzione sistematica del pianeta e delle forme viventi che lo abitano.
Difficile opporre ottimismo a quell’ avvilimento, anzi, nel leggere le notizie sullo “stato del mondo” oggi, verrebbe da condividere pienamente la tesi di alcuni astrofisici di fama mondiale che affermano: gli alieni devono ancora contattare il pianeta Terra perché al momento non individuano segni di vita intelligente in tutto il pianeta.
A scuola si direbbe: gli umani bocciati in tutte le materie.