Non sono pochi i film che celebrano l’enogastronomia: in alcuni è il vero protagonista, in altri è un pretesto per raccontare altro, mentre in altri ancora il cibo appare come simbolo di emozioni profonde. Da sempre, il cinema ha saputo sfruttare le scene a tavola o in cucina per evocare significati universali e far risuonare negli spettatori emozioni familiari. Dopotutto, condividere un pasto è un atto quotidiano che conosciamo bene, e anche sullo schermo diventa momento di verità, rivelazioni e scambi personali.
Il cibo, infatti, è un linguaggio potente, capace di raccontare non solo chi siamo ma anche come viviamo, come sentiamo. Ecco perché i grandi registi, dai classici fino alle opere moderne, lo hanno usato per raccontare relazioni, crisi, riconciliazioni e molto altro ancora. Un esempio? Pensiamo a Orson Welles, che nel suo capolavoro “Quarto Potere” descrive l’evoluzione di una relazione attraverso la scena della colazione: prima amorevole e sognante, poi spenta e distante, con la coppia silenziosa e separata dai propri giornali.
Anche se un film non ruota attorno alla tematica enogastronomica, quindi, è divertente vedere come i registi decidano di trattare certi argomenti come propedeutici alla storia.
Sono numerose le occasioni in cui la tavola, infatti, si è prestata come scenario per raccontare, anche attraverso pochi ma efficaci particolari, mutamenti di stati d’animo, se non veri e propri cambiamenti radicali.
Lo spiega molto bene Klaudia Reynicke - apprezzata regista svizzero-peruviana che rappresenterà la Svizzera agli Oscar 2024 con il suo film Reinas - in una puntata di Feeling Food – podcast targato RSI Food – in cui racconta il suo bisogno di utilizzare il cibo come mezzo per delineare la personalità dei suoi personaggi o dei loro stati d’animo.
Klaudia Reynicke
RSI Food 14.02.2022, 14:00
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Lo stare a tavola è un atto quotidiano, non di scelta ma di necessità, che fa immedesimare lo spettatore alla perfezione, fotografando dinamiche sociali, familiari, emotive, che tutti noi viviamo sulla nostra pelle.
Sembrerebbe questo il primo motivo che spiega il perché la settima arte e il cibo siano così indissolubilmente legati - sin dai tempi del muto - e abbiano un rapporto profondo che va oltre al “Maccarone, m’hai provocato e io te distruggo” di Alberto Sordi in Un americano a Roma, o agli spaghetti in tasca di Totò in Miseria e Nobiltà.
Cinema e cibo: sempre più film parlano di gusto
Non è sorprendente che negli ultimi decenni i film incentrati sull’enogastronomia siano aumentati. Nel libro Gustose Visioni – Dizionario del cinema enogastronomico, il critico Marco Lombardi racconta l’evoluzione del genere, rivelando come il tema del cibo abbia conquistato sempre più spazio sul grande schermo, rispecchiando il nostro crescente interesse per la cultura gastronomica.
Il digitale ha sicuramente aumentato il numero delle uscite di film rispetto al passato, ma si può di certo pensare quanto l’enogastronomia sia sempre di più un settore trainante in termini globali, anche per il cinema
Marco Lombardi
Dalla Cucina alla statuetta: il cibo nei film da Oscar
Alcune pellicole hanno fatto la storia del cinema proprio grazie all’uso sapiente del cibo come metafora. Eccone alcune divenute veri e propri cult:
- Il pranzo di Babette (1987): con questo film, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, il cibo diventa simbolo di generosità e celebrazione. La protagonista, Babette, organizza un pranzo straordinario che unisce e guarisce le tensioni del piccolo paese in cui vive. È considerato tra i film icona del cinema gourmand.
- Goodfellas – Quei bravi ragazzi (1990): in questa celebre opera di Martin Scorsese, il cibo riflette l’identità e l’appartenenza, come nella scena dove i mafiosi in carcere si sfidano sul modo migliore di preparare la salsa, tagliando l’aglio finemente con una lametta.
- Ratatouille (2007): qui il piatto diventa ricordo, emozione pura. La scena del critico Ego che assaggia la ratatouille e viene travolto dai ricordi d’infanzia è un tributo al potere evocativo del cibo.
- Parasite (2019): nel pluripremiato film di Bong Joon-ho, il cibo esprime tensione sociale e differenze di classe, come nella scena emblematica del “ram-don,” un piatto che racchiude l’abisso tra chi può permettersi di arricchirlo con carne pregiata e chi deve accontentarsi di un pasto povero.
Il cibo sullo schermo non è mai solo una portata: racconta e simboleggia, apre una finestra sulla cultura e sulle emozioni dei personaggi. Dalla famosa scena della mozzarella ne È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, fino alla celebrazione del cibo casalingo e di famiglia in numerosi altri film, ogni scena a tavola aggiunge un pezzo di storia e di autenticità.
Che sia attraverso un pasto sontuoso o un piatto di spaghetti, il cibo svela i sentimenti più profondi dei personaggi, portandoci a scoprire nuove storie. In fondo, la celebre frase del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach “siamo ciò che mangiamo” è diventata un leitmotiv, e il cinema non fa che ricordarcelo, scena dopo scena.
Su LA 1, il sabato sera è in cucina
Durante il mese di novembre, quattro prime serate del sabato saranno dedicate a film “stellati” che hanno come elemento in comune la cucina.
Di seguito la programmazione prevista su LA 1 alle 20.40 (e tra parentesi i giorni di presenza sul Play RSI dopo la messa in onda):
02.11 Chef - La ricetta perfetta
09.11 Amore, cucina e... curry (14 giorni)
16.11 Mangia prega ama (7 giorni)
23.11 La cena perfetta (30 giorni)
Qui, sul nostro portale rsi.ch/food, ogni settimana approfondiremo i film in programmazione con l’aiuto della scrittrice Giulia Ceirano, autrice del libro “Il cinema in cucina. Ricette per chi ama gustare i grandi film”.
Sabato in cucina
RSI Food 23.10.2024, 15:59
Fonti:
M. Lombardi, "Gustose visioni – dizionario del cinema enogastronomico", Iacobellieditore, 2014
S. Giani, "Cinema à la carte", Gremese, 2015
A. Attorre, "Château lumière: brindisi ed ebbrezze al cinema", Slow Food Editore, 2007
A. Attorre, "Schermo piatto – in cinema interpreta il cibo", Slow Food Editore, 2010
Los Angeles Times
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