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San Valentino

Festa commerciale “dei cioccolatini” o tradizione dalle radici lontane?

  • 14 febbraio, 08:00
San Valentino
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Di: Luisa J. Rusconi 

Perché ogni anno a San Valentino compriamo cioccolatini? Da dove nasce questa tradizione che sembra più un'astuta strategia di marketing che una vera occorrenza legata al Santo? E ancora, ci sono abitudini alimentari legate alla ricorrenza?
Abbiamo chiesto a Luisa Rusconi di rispondere a queste domande, la quale, procedendo a ritroso, arriverà fino alle origini della festa che celebra l'amore e gli innamorati, scoprendo che pane e vino hanno un ruolo fondamentale.
La nostra contributor, poi, non ha resistito e dalle ricerche è nata una ricetta…

È oramai assodato che il galateo di San Valentino prevede inviti romantici a cena e nei ristoranti si cerca di proporre piatti cosiddetti “afrodisiaci”.
Le regole del gioco sono chiare a tutti e San Valentino è una delle feste commercialmente più redditizie.
Alcuni attribuiscono la sua istituzione al boom economico seguito alla Seconda Guerra Mondiale: la diminuzione del prezzo dello zucchero permise l'espansione commerciale delle pasticcerie che, intuito il rinnovato potere economico del grande pubblico, iniziarono a sviluppare dei prodotti legati ad occorrenze specifiche. E chi tra di noi non conosce il cioccolatino più gettonato e iconico quando si parla di San Valentino?

Il bacio in un pugno

Si narra che il cioccolatino “bacio”, conosciuto in tutto il mondo, sia nato nel 1922 dall'idea di Luisa Spagnoli – sì, quella della moda – di utilizzare i frammenti di nocciola derivati dalla lavorazione di dolci impastandoli con una massa di cioccolato. Il risultato? Un cioccolatino irregolare che ricordava l'immagine di un pugno chiuso, motivo per il quale inizialmente fu chiamato "Cazzotto"! Solo in un secondo momento fu ribattezzato “Bacio” da Giovanni Buitoni, amministratore delegato della nota azienda di cioccolato che del bacio ha fatto prodotto di punta.
In realtà, oltreoceano venivano già prodotti gli "Hershey Kisses". Nel 1907 quando il produttore Hershey migliorò un dolce già in commercio, il Wilbur Bud, semplificandone il processo di produzione. Inoltre, i Wilbur Buds non erano incartati e Hershey ebbe l'intuizione che i consumatori di cioccolatini avrebbero voluto portare con sé i dolcetti, quindi li avvolse in carta stagnola.

Modern Love: l'epoca vittoriana e le prime scatole di cioccolatini

Prima dei famosi baci furono i vittoriani a consacrare definitivamente il cioccolato come cibo del romanticismo. Le prime scatole di cioccolatini a forma di cuore, infatti, sono da ricondurre a Richard Cadbury, omonimo fondatore dell'azienda britannica di cioccolato, che nel 1861 in vista del 14 febbraio ebbe l'idea di proporre i propri cioccolatini in una scatola a forma di cuore. Intuizione geniale: le scatole, finiti i dolci, potevano essere riutilizzate per conservare i ricordi del fidanzamento.

Le origini di San Valentino come ricorrenza

A questo punto la mia ricerca sulle origini di San Valentino e sulle abitudini alimentari ad esso legate fa un balzo all'indietro di parecchi millenni. A dire il vero, non ho trovato corrispondenze di ricette o cibi legati a San Valentino, se non testimonianze che riportano probabilmente al XIV secolo con il primo testo in cui si parla della festa degli innamorati: il "Parlamento degli uccelli" di Geoffrey Chaucer, associa infatti Cupido a San Valentino. Ma di menzioni a cibi prelibati per celebrare l'occorrenza non vi è traccia. Continuo a “scavare” alla ricerca di informazioni fino ad imbattermi in una teoria interessante e decisamente poco romantica…

Le origini romane: le Lupercalia

Alcuni studiosi riconducono le origini di San Valentino ad una festa pagana in uso presso i romani. Le Lupercalia si tenevano ogni anno il 15 di febbraio e consistevano in una serie di rituali con l'obiettivo di purificare e propiziare la fertilità del gregge, delle terre e delle sue cittadine.
Durante la prima fase venivano sacrificate capre e un cane, mentre delle sacerdotesse offrivano quelle che vengono definite "focacce" di tritello di farro. In realtà questi pani, chiamati mola salsa, somigliavano più a dei crackers rotondi cosparsi di sale. Il pane veniva utilizzato per cospargere gli animali destinati al sacrificio; "immolare", infatti, significa "ricoprire con mola salsa".
In seguito, il sangue degli animali sacrificati veniva usato per segnare la fronte dei Luperci, giovani iniziati al rito. I ragazzi nudi e coperti solo dalla pelle degli animali sacrificati, correvano attorno alla base del Palatino percuotendo con le februa – fruste ricavate dalle pelli delle capre scarificate – ogni donna che si offrisse al colpo per ottenere la fecondità.
Alcuni sostengono che al rituale seguiva poi un banchetto, durante il quale il vino scorreva a fiotti e si concludeva con una sorta di lotteria per accoppiare uomini e donne che si lasciavano andare ad una festa orgiastica, ma non esistono testimonianze ad avallare quelle che rimangono delle ipotesi.
Insomma, non proprio quello che ci aspettiamo di fare durante la festa degli innamorati. Ma San Valentino che c'entra? A quanto pare le Lupercalia erano popolari al punto che papa Gelasio nel 496 d.C. si trovò costretto a fare di tutto per ottenerne l’abolizione. San Valentino, quindi, venne scelto come santo patrono del 14 febbraio per orientare il culto in una direzione più morigerata. Secondo alcuni racconti fu proprio Valentino a celebrare il primo matrimonio fra un legionario romano e una giovane donna cristiana… Più simbolico e chiaro di così!

Per un San Valentino fuori dagli schemi... ma senza esagerare!

La cosa che mi ha colpito di questa ricerca è stato scoprire che sono due gli elementi alla base della cultura culinaria protagonista del rito romano: il pane e il vino. Non per nulla la celebrazione della vita, e di conseguenza anche dell'amore, viene più facile attorno a un tavolo e con dei cibi che portano in sé una forte simbologia legata alla fertilità della natura e di conseguenza al benessere dell'uomo. Come a dire, non di solo pane ma anche di vino vive l'uomo. Alla sostanza del pane e al suo forte valore vitale si accompagna l'inebriante influsso del vino, che distende gli animi e solleva gli spiriti. Difficilmente durante una cena romantica manca una buona bottiglia di vino al tavolo, ma se proprio non vi sentite in vena di mettervi ai fornelli e volete condividere un momento romantico alternativo – magari, perché no, a casa soli soletti – vi propongo una soluzione decisamente più rilassata ma non meno tenera.

La mia ricetta per questo San Valentino 2024: love bite, ovvero, “morso d’amore”

Per San Valentino ho pensato di proporre un formato “mini” di pan-focaccia che per l'occasione ho ribattezzato love bite, un termine che in inglese significa letteralmente morso d'amore. Bite però è anche una parola usata per descrivere dei cibi mignon, a portata di morso per l'appunto!
Provate questi bocconcini di pane, oltre ad essere gustosissimi, sono davvero versatili. Potete accompagnarli con cibi dolci o salati e sono pensati per dei piccoli assaggi. Magari, perché no, per imboccare amorosamente il vostro partner mentre guardate un bel film stretti sul divano. Potete anche giocare con i sapori chiedendogli di chiudere gli occhi e facendogli indovinare che cosa sta gustando. Basta poco per creare connessione ed intimità. La ricetta, però, è tutt'altro che esclusiva per le coppie, anzi! Se non siete in coppia potete goderne in solitudine facendovi una piccola coccola che sa di comfort food. Nel giorno di San Valentino niente di meglio che un po' di amore e coccole, per noi stessi!

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