Ambiente

Primavere precoci, un rischio anche per le albicocche

La vegetazione si risveglia con sempre maggiore anticipo e in Vallese si corre al riparo assicurando i frutteti contro le gelate primaverili

  • 28 marzo, 15:26
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Albicocche vallesane

  • Keystone
Di: red. giardino di Albert/Christian Bernasconi 

Regina indiscussa delle coltivazioni vallesane, l’albicocca è, assieme all’uva, uno dei simboli dei frutteti situati lungo la pianura del Rodano e sui versanti adiacenti. Piantagioni che giocano un ruolo chiave a livello nazionale, visto che secondo le stime il 95% delle albicocche prodotte in Svizzera proviene da questo cantone.

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Albicocche protette

Setteventi 19.03.2025, 07:20

  • Imago Images
  • Alice Pedrazzini e Axel Belloni

Ora, per la prima volta in assoluto, l’intera produzione di albicocche vallesane - che copre una superficie di circa 700 ettari - sarà assicurata contro il gelo grazie ad un modello assicurativo unico nel suo genere in Svizzera. Si tratta di una risposta agli effetti dei cambiamenti climatici, che permetterà di coprire parte delle spese di produzione in caso di danni legati al gelo e alla grandine.

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Le candele permettono di contenere i danni legati al gelo primaverile nei frutteti vallesani

  • Keystone

La misura si è resa indispensabile dopo che negli ultimi anni ci sono state delle perdite ingenti variabili tra il 40 e il 70% del raccolto, in particolare a causa delle gelate primaverili del 2017, 2021 e 2022. Perdite che, senza copertura assicurativa e se ripetute nel tempo, potrebbero causare il fallimento di diversi produttori.

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  • @MeteoSvizzera

In linea con la tendenza degli ultimi anni, anche nel 2024 e in questo primo scorcio di 2025, albicocchi e altre piante si sono risvegliati prima rispetto a qualsiasi altro periodo dall’inizio delle misurazioni. Un anticipo che viene misurato grazie al cosiddetto indice di primavera elaborato osservando in particolare lo stadio di sviluppo delle foglie e dei fiori di diverse specie vegetali nel periodo primaverile. Si tratta del valore che i meteorologi usano per indicare l’inizio della vegetazione ed è espresso come numero di giorni di differenza rispetto alla media calcolata sul periodo 1991-2020. È quindi di un valore di riferimento importante per visualizzare gli impatti del cambiamento climatico sulla vegetazione. 

Sebbene un risveglio anticipato possa sembrare un effetto positivo perché la stagione di crescita delle piante si allunga, una primavera precoce aumenta di molto i rischi di danni dovuti al gelo. Le gelate al suolo sono ancora molto probabili nel mese di marzo e possono compromettere l’intero raccolto. Nel 2024, la fioritura degli alberi da frutto è iniziata negli ultimi 10 giorni di marzo, con due settimane d’anticipo rispetto alla media 1991-2020 e addirittura tre settimane prima rispetto alla media 1961-1990. Pure gennaio e febbraio del 2025 sono stati più caldi rispettivamente di 1,5 e 1,7 gradi rispetto alla media. Anche quest’anno quindi la natura si è risvegliata in anticipo. 

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La fioritura e la produzione di polline del nocciolo sono sempre più in anticipo

  • IMAGO/Bodenseebilder.de

Questa modifica nei tempi del risveglio, oltre a mettere in pericolo la produzione agricola, può creare altri tipi disturbi. Nel 2024, i primi cespugli di nocciolo sono fioriti all’inizio di gennaio, con un anticipo di circa 3 settimane rispetto al valore medio. Questo ha portato ad una precoce produzione di polline, effetto non privo di conseguenze per le persone allergiche.

Un inizio di stagione anticipato può essere problematico anche per gli equilibri in natura, in particolare se pensiamo alle relazioni tra le specie. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford ha analizzato 60 anni di dati per studiare come, in Gran Bretagna, il riscaldamento globale sta influenzando i delicati equilibri che legano cinciallegre, bruchi e querce. Lo studio ha dimostrato che i cicli biologici di queste specie, perfettamente sincronizzati da millenni di coevoluzione, stanno cambiando in risposta a temperature sempre più alte e rischiano di disallinearsi, compromettendo gli equilibri tra le popolazioni e il funzionamento degli ecosistemi.

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Una cinciallegra con una preda

  • IMAGO/Westhend61

In genere, i piccoli di cinciallegra nascono nel momento di massima disponibilità dei bruchi, indispensabile fonte di proteine. Una tempistica sincronizzata che permette di massimizzare il successo riproduttivo degli uccelli. Lo studio ha però dimostrato che al giorno d’oggi questi volatili depongono le loro uova circa 16 giorni in anticipo rispetto a 60 anni fa, in risposta a temperature medie sempre più alte. Anche bruchi e foglie arrivano molto prima a causa delle temperature miti, ma il loro sviluppo è ancora più precoce rispetto alla nascita dei piccoli uccellini. Questo potrebbe significare che molto presto i cicli biologici delle tre specie potrebbero non essere più sincronizzati, causando un impatto negativo sul successo riproduttivo delle cinciallegre.

Insomma, oltre alle importanti coperture assicurative per la produzione di albicocche, sono sempre più necessarie iniziative globali per contrastare i cambiamenti climatici e per mitigare tutti gli effetti che ne conseguono.

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